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San Quirico d'Orcia

Titolo: San Quirico d'Orcia
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Il borgo di San Quirico d’Orcia ha da sempre rivestito un ruolo importante per l’area a sud di Siena sin dal XII secolo quando divenne residenza del funzionario imperiale.

Il borgo è nominato già dall’altomedioevo così come la pieve di San Quirico nota dal 714. La sua storia è oltremodo collegata a quella della strada essendo l’ultimo avamposto prima dell’inizio di un tratto del percorso tra i più insicuri, quello che attraversava la Val d’Orcia.

La via Francigena attraversa il Borgo

Il borgo di San Quirico d’Orcia ha da sempre rivestito un ruolo importante per l’area a sud di Siena sin dal XII secolo quando divenne residenza del funzionario imperiale.

Il borgo è nominato già dall’altomedioevo così come la pieve di San Quirico nota dal 714. La sua storia è oltremodo collegata a quella della strada essendo l’ultimo avamposto prima dell’inizio di un tratto del percorso tra i più insicuri, quello che attraversava la Val d’Orcia.

Il centro è sorto intorno a due perni: la pieve di S. Quirico (Castello) e la chiesa di S. Maria (Borgo) che a partire dal XIII secolo furono progressivamente uniti da un unico circuito murario. La fortificazione duecentesca è andata ad inglobare anche il cassero imperiale ubicato su un’altura non distante dal nucleo di Santa Maria. Tra XI e XII secolo San Quirico viene citato in più occasioni in relazione a cessioni di beni e terreni all’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata.

Regnava Federico II quando il castello di San Quirico fu destinato a corte regia e a residenza di un giudice castellano.

Nel XII secolo il castello assunse particolare importanza essendo soggetto all’autorità imperiale e sede dei funzionari tedeschi. Già dal 11180 però i Senesi iniziarono ad affermare su San Quirico il loro dominio a volte anche in contrasto con le forze imperiali. Nel 1265 San Quirico fu designano uno tra i centri di frontiera del territorio senese e da quel momento e a più riprese furono promosse e potenziate attività di restauro delle fortificazioni.

Nel 1385 agli uomini di San Quirico fu concessa la cittadinanza senese. Opere di restauro delle mura si protrassero fino al XV secolo quando fu costruita anche la Porta poligonale dei Cappuccini nella forma ancora visibile.

L’antico nucleo del Castello è dominato dalla pieve di S. Quirico, che incarna un’architettura di transizione fra il romanico e il gotico, con uno dei portali considerato fra i più belli della Toscana. Puramente romanica invece la chiesa di S. Maria Assunta, mistica e scura al suo interno, arricchita esternamente da uno dei portali che doveva probabilmente essere destinato all’abbazia di S. Antimo.

Dal momento in cui il nucleo abitato si accorpa si genera un organismo molto ben equilibrato, articolato in tre porte: Porta Ferrea verso Roma, presso la chiesa di Santa Maria, controllata dal cassero, Porta dei Cappuccini verso Pienza e Porta Camaldoli in direzione di Siena e del cenobio camaldolese di Santa Maria ad Tuoma.

L’area oggi in parte occupata dagli Horti Leonini ospitava il cassero con l’alta torre, la Torre Chigi, rimasta integra fino alla Seconda Guerra mondiale quando fu distrutta dall’esercito tedesco. La chiesa ed il convento di San Francesco vengono a trovarsi al centro dell’organismo murato. Il Palazzo Pretorio invece mantiene un rapporto fisicamente più prossimo alla pieve di San Quirico e di conseguenza al nucleo che si sviluppava in direzione di Siena.

La volontà di portare ordine in questo nucleo abitato raggiunge la massima espressione nel XVI secolo quando si realizzano gli Horti Leonini adattando a giardino le vigne del cassero.

Percorrendo la strada che attraversa il borgo e chiudendo ogni tanto gli occhi è facile calarsi nell’atmosfera medievale che doveva animare questo luogo, carri carichi di merci, viandanti che camminano stanchi, pellegrini che pregano davanti alle chiese, mendicanti che ti tirano per le vesti chiedendo un elemosina e signori a cavallo in abiti sgargianti.

Collegiata dei S.S. Quirico e Giulietta

La chiesa pievana di San Quirico in vico Palecino compare nelle fonti dal 714, nel contesto della controversia tra i vescovi di Arezzo e di Siena per le pievi di confine. Alla chiesa facevano capo un villaggio e una circoscrizione territoriale nominata come curte nell’anno 776, come fundo, casale et vico nel 793. In epoca carolingia e ottoniana e poi agli inizi dell'età comunale, il nome di San Quirico ricorre, oltre che negli atti della secolare controversia per le pievi, quale sede in cui venivano stipulati documenti di rilievo e tappa sul percorso della via Francigena.

La pieve di San Quirico viene detta in Osenna a partire dall’XI secolo.

L’attuale collegiata è a croce latina con transetto sporgente, presenta caratteri di transizione tra il romanico e il gotico. A sinistra si trova una piccola navatella divisa dalla navata centrale da tre grandi archi a tutto sesto. Fino al 1653 la navata centrale era conclusa da un’abside che in quell’anno fu demolita per costruire una scarsella quadrangolare.

I bracci del transetto sono conclusi da piccoli absidi poligonali. La copertura è a volte nel transetto e a crociera nella navata.

Le armature decorate in legno della crociera sono in parte quelle originali che sono tronate in vista dopo il restauro del Settecento.

La torre campanaria attuale è di epoca moderna. La facciata presenta uno dei portali romanici più rilevanti della Toscana per l’apparato scultoreo che la caratterizza. Il portale è ad arco a tutto sesto decorato a rosette e sorretto da due fasci di quattro colonnette annodate poggianti su due leoni posti ai lati della porta. Nello strombo cono collocate dieci colonnette a sezione circolare e poligonale sulle quali si impostano dieci archi concentrici.

I capitelli e la cornice sono decorati a motivi animali e vegetali. L’architrave è decorato con un motivo di due mostri in lotta.

Il portale è concluso in alto da una statuetta inserita nella lunetta e da una fascia dalla quale emergono teste animali.

Il resto della facciata è caratterizzato da elementi che già conducono verso il gotico, sono il rosone situato sopra il portale e il coronamento ad archetti pensili sestiacuti. Sul fianco destro e sul braccio destro del transetto si aprono due portali gotici. Nel portale del transetto è presente un’iscrizione del 1298. Di stile gotico è anche il coronamento ad archetti trilobi. In una bifora sono inserite tre sculture romaniche di riporto raffiguranti un leone, un’aquila e un drago.

Il paramento murario in travertino è molto accurato costituito da corsi orizzontali e paralleli di conci ben squadrati. La stessa tecnica caratterizza anche le arcate del fianco sinistro mentre i muri perimetrali della navatella sono realizzati in una tecnica molto irregolare.

Il rivestimento della scarsella è frutto di un rimontaggio. All’interno spicca sul pavimento la pietra tombale del Conte Principe Enrico di Nassau. Nel 1450 il Conte di ritorno da un pellegrinaggio morì a San Quirico dopo aver contratto le febbri malariche.

La pietra tombale riproduce il Conte a grandezza naturale e l’usura che la caratterizza rivela il calpestio che ha subito trovandosi fino al secolo scorso nella parete di fronte.

Chiesa di Santa Maria Assunta

La storia di questa chiesa è legata a quella dell’importante monastero di San Salvatore al Monte Amiata al quale la contessa Willa del fu Conte Bernardo di Cuma nel 1016 donò un appezzamento di terra coltivata a viti, olivi e seminativo nella pieve di San Quirico in Osenna. L’anno dopo il Papa Benedetto VIII concesse al monastero amiatino l’autorizzazione a costruire su quel terreno una chiesa che venne intitolata a Santa Maria Assunta in cielo.

La pianta della chiesa è a navata unica conclusa da un’abside semicircolare.

Nella facciata si apre un semplice portale con architrave sormontato da un arco a tutto sesto, in alto una monofora caratterizza la parte superiore della facciata.

Su ciascun fianco si aprono tre monofore a doppio strombo ed archetto ricavato in un solo concio.

Nella parte terminale della chiesa si aprono monofore ricassate e al centro dell’abside se ne trova uno con archivolto decorato con motivi a zig-zag.

Il coronamento dell’abside è caratterizzato da archetti pensili sormontati da una serie di mensole con motivi geometrici e teste animali.

All’interno non compaiono elementi scultorei tranne un capitello a motivi vegetali che fa da sostegno all’acquasantiera. Il campanile è a vela il paramento murario realizzato in conci regolari disposti in corsi orizzontali e paralleli. L’elemento di maggior rilievo dal punto di vista architettonico è il portale laterale, il gemello di quello dell’abbazia di Sant’Antimo.

E’ ad arco a tutto sesto ornato da ghiere circolari, ai lati due colonne poggianti su un alto dado con capitelli decorati a fogliami.

Un motivo vegetale decora anche l’archivolto e la cornice. Le mensole che sorreggono l’architrave sono decorate da figure mostruose.

Porta Camaldoli

Della Porta Camaldoli purtroppo oggi non rimane nulla, non siamo certi di che aspetto avesse. Sappiamo che la Porta venne distrutta dal Comune nel 1905 grazie ad un intervento apparso sulla Rassegna d’arte senese che ne denunciava lo scempio. Da questa rivista sappiamo che la Porta aveva un vago aspetto gotico. L’unica immagine conservata è quella di una veduta a volo d’uccello di Vincenzo Ferrati del 1700 circa dove appare forse un po’ elaborata dalla fantasia dell’artista. Dalla cartografia storica e da alcuni documenti sappiamo per certo che era ad unico fornice dotata di antiporto e sormontata da un torrione.

Porta dei Cappuccini

La Porta dei Cappuccini è molto ben conservata. La sua costruzione iniziò nel 1473 ad opera del Maestro Giovanni da Rogno di Como. Gli fu ordinata la costruzione di “…uno torrione qui sit rotundus sine spigulis”.

Questa struttura è difatti l’unico esempio nel senese di porta-torre a pianta poligonale. Di fonte alla Porta si trovava un antiporto del quale rimane solo il basamento. Il fonte esterno è composto di sei lati e in posizione centrale vi si apre una porta con arco a tutto sesto coperto da un passaggio voltato a botte dotato di piombatoio. All’esterno il volume della porta è coronato da una serie di mensole. Sul lato interno al di sopra della porta si scorge un grande arco in travertino tamponato. La struttura è adibita ad abitazione e l’accesso è consentito da una scala ricavata nello spessore delle mura.

Porta Ferrea o Romana

Di questa Porta non rimane traccia essendo stata minata dalle truppe tedesche in ritirata durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche questa come le altre era munita di antiporto.

Ci rimangono di essa delle rappresentazioni cartografiche e delle foto d’epoca. Era a fornice unico e sormontata da un alto torrione sul quale si coglieva il tamponamento di un arco a tutto sesto.

Cassero, fortificazioni e cinta muraria

In origine sull’altura che fronteggia la collegiata di San Quirico si trovava il cassero, ancora in parte conservato con un’alta torre che oggi percepiamo solo nella sua base essendo stata abbattuta dai bombardamenti dell’ultima guerra. La torre era alta circa 35 metri. Dell’assetto di quest’area rimangono soprattutto documenti e testimonianze grafiche.

La testimonianza scritta più antica è contenuta nel Constituto del Comune di Siena del 1262 dove si prescrive l’unione di una nuova fortificazione verso il borgo di Santa Maria a partire dalle mura del cassero.

In quest’area doveva esistere un circuito murario pentagonale, una torre, la residenza del castellano e della guarnigione, una porta e un pozzo. Tale sistemazione è quella che si può seguire in documenti di molto successivi ma molto chiari.

Nel cabreo Chigi del 1795 si percepisce la sistemazione del cassero a quell’epoca, si vede la torre a pianta quadrata e un edificio in adiacenza della torre che doveva fungere da residenza. La cinta muraria nel punto del cassero risulta interrotta da una porta dotata di antiporto. Anche la stampa del Ferrati del 1700 circa conferma la presenza di questa porta del cassero denominata “Porta del Soccorso”.

Di questa Porta oggi si conservano solo lo stipite sud e l’imposta dell’arco ma se ne conserva una descrizione accurata nel progetto di Carlo Fontana del 1677 per la realizzazione del palazzo Chigi che in un primo momento era stato progettato proprio nell’area del cassero. In questo progetto che previde anche la realizzazione di prospetti delle strutture superstiti del cassero alle quali avrebbe dovuto adattarsi la costruzione del palazzo, è possibile vedere lo stato di conservazione ancora buono a quell’epoca dell’originaria struttura poligonale del cassero. Il corpo principale, presumibilmente il più antico, era un pentagono schiacciato con un forte spessore murario.

Le mura di san Quirico, che inglobarono i due nuclei originari dell’abitato di San Quirico e di Santa Maria nonché il cassero, disegnano una forma piuttosto irregolare, se ne conserva buona parte dell’intera mancandone solo la porzione nordorientale e un tratto a sud. Si conservano 14 torri inglobate nella cinta. Nella parte occidentale le mura sono coronate da piccoli archetti in pietra su mensole formate da due pietre stondate e aggettanti.

Chiesa e Convento di San Francesco

La leggenda riporta la costruzione della chiesa di San Francesco all’epoca della vita del Santo ma gli elementi architettonici che la caratterizzano sono più tardi. Il portale della facciata è di gusto gotico con la rosa rotonda così come l’impronta gotica di una finestra caratterizza il paramento murario sinistro. Elementi gotici sono anche la bifora e il portale del campanile.

Del Convento del quale faceva parte la Chiesa è rimasto ben poco. Oggi il complesso è divenuto un’abitazione privata, rimane traccia del chiostro ma non si è conservato purtroppo il pozzo.

Horti Leonini

La costruzione del giardino che caratterizza buona parte del nucleo cinto dalle fortificazioni medievali si deve a Diomede Leoni che nel 1535 ricevette in dote un’area che comprendeva sei torrioni dell’area del cassero di San Quirico. Questi beni insieme ad altri terreni che il Leoni acquistò dal Comune e dall’Ospedale di Santa Maria della Scala di Sirena furono la base per la creazione di questi giardini.

Il parco si divide in due parti la bassa e l’alta. Quella bassa è caratterizzata da siepi di bosso che disegnano una gigantesca croce dei Cavalieri di Malta.

La parte alta è invece detta del bosco inglese ed è connotata da folti lecci e dai resti della torre del cassero distrutta durante la seconda guerra mondiale. La vita di Diomede Leoni è abbastanza misteriosa, sappiamo che nacque all’incirca fra il 1510 e il 1520 e che morì nel 1590. Fu molto amico di Michelangelo e del grande artista possedeva il famoso “Bruto” che ornava gli Horti Leonini insieme a diverse altre sculture poi passate a collezioni medicee.

Ospedale della Scala

Di fronte alla chiesa di Santa Maria Assunta fu costruito un Ospedale per i pellegrini dipendente da quello senese di Santa Maria della Scala. Gli elementi che si conservano ancora dell’ospedale sono la loggia caratterizzata da tre snelle colonnette e il pozzo nel cortile che conserva lo stemma della Scala e la data del Maggio 1543.

Palazzo Chigi

Nella seconda metà del Seicento fu costruito il grande palazzo che sorge davanti alla collegiata di San Quirico. Il progetto si deve al Cardinale Chigi nipote del Papa Alessandro VII. Il palazzo è stato costruito in stile classico, all’interno sono presenti sale affrescate da importanti pittori e decoratori del XVII secolo tra i quali lo Stanchi, Michelangelo Ricciolini, Domenico Paradisi.