slogan di ArcheoSpot
Icona degli RSS Icona di Facebook Icona di Twitter Icona di LinkedIn

Romitorio

Titolo: Romitorio
Tipo:

Dove oggi si trova la chiesetta dedicata a S. Rocco presso il podere Romitorio, si identifica l’antica pieve di S. Vito in Osenna e la chiesa di Sant’Ansano delle quali si parla in documenti di età longobarda a partire dall’anno 715 d.C. La vista che si ha dal pianoro del Romitorio della Val d’Orcia, della Val d’Asso e di Siena in lontananza è unica.

La vista spazia tra terra e cielo…

Dove oggi si trova la chiesetta dedicata a S. Rocco presso il podere Romitorio, si identifica l’antica pieve di S. Vito in Osenna e la chiesa di Sant’Ansano delle quali si parla in documenti di età longobarda a partire dall’anno 715 d.C. La vista che si ha dal pianoro del Romitorio della Val d’Orcia, della Val d’Asso e di Siena in lontananza è unica.

Oggi delle chiese altomedievali non rimane nulla se non il toponimo Ansano al podere che domina il pianoro ma la suggestione di trovarsi in un luogo dove le pergamene riferiscono di un abitato di VIII secolo d.C. e dove le ricerche archeologiche segnalano la presenza di un luogo sacro di epoca etrusca e di villaggio già dall’epoca romana (I sec. a.C.; II sec. d.C.) è molto forte.

Il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena ha condotto sull’area del Romitorio molte ricerche a partire dal 2001 fino a quando nel 2004 ha condotto un’indagine geofisica su larga scala che ha interessato l’intera superficie del pianoro rivelando tracce interessanti dell’utilizzo dell’area in varie epoche storiche.

Approfondimenti

Anno 715

In quell’anno, nel mese di luglio, si svolse una inquisizione da parte di Gunteram, messo del re longobardo Liutprando, riguardo a chi tra il vescovo di Siena e quello di Arezzo doveva avere il controllo su un numeroso gruppo di pievi, chiese e monasteri collocate tra il Chianti, la Val d’Orcia e la Val d’Asso.

Tra questi edifici c’erano anche la pieve di S. Vito in Osenna e la chiesa di S. Ansano. Questa carta raccoglieva molte testimonianze di religiosi e laici con lo scopo di dirimere questa contesa. Questa carta si conserva in una copia di XI secolo presso l’Archivio Capitolare di Arezzo.

Pieve di S. Vito in Osenna

S. Vito in Osenna si identifica con l'attuale chiesa di S. Rocco al Romitorio. Il toponimo Osenna potrebbe derivare dall'etrusco Au(z)na, Us(ini)es. Essa è menzionata nel secolo XII in un documento apocrifo dove si parla di una ecclesia S. Viti e di un mons Saturn e ancora nel 1462, quando Pio II, nell'assegnare le parrocchie alla nuova diocesi di Pienza, distingueva una chiesa di S. Quirico e una ecelesia Rosennae. Dell'edificio medievale rimangono alcune tracce nelle strutture murarie e le piccole finestre della chiesa dedicata a San Rocco.

L’appellativo in Osenna dal IX secolo viene trasferito alla chiesa di S. Quirico e la chiesa di S. Vito scompare dall'elenco delle pievi aretine nel secolo XI, passando con l'appellativo di plebs de Saturniano alla diocesi di Siena.

Chiesa di Sant’Ansano

La chiesa di Sant’Ansano fa parte delle chiese non pievi ricordate nel documento del 715. Essa era soggetta alla pieve di S. Vito in Osenna. Si identifica comunemente con il podere S. Ansano, i suoi beni furono dati con quelli della pieve di S. Vito in Osenna all'arcidiacono della cattedrale di Pienza.

Abitato altomedievale

In una carta d’archivio dell’anno 715 si fa riferimento «(…)uico nomini oraculo Sancti Ampsani (…)» che si identifica nell’area circostante il podere S. Ansano al centro del pianoro del Romitorio. La carta dell’anno 715 ricorda che gli abitanti di San Ansano si recavano per comodità di vicinanza ora al battistero di San Quirico, ora a quello di San Vito, ora a quello di Cosona.

La presenza di questa indicazione archivistica non ha coinciso con rinvenimenti materiali provenienti dalle ricognizioni di superficie. Questa scarsa visibilità degli insediamenti altomedievali è una caratteristica che accomuna molti contesti rurali dove sono state realizzate ricerche archeologiche sistematiche. Questa caratteristica viene comunemente interpretata in ambito archeologico con la labilità dei materiali con i quali spesso si costruivano le abitazioni del periodo. Oltre a questo anche la cultura materiale (vasellame, stoviglie, corredi domestici).

Abitato di epoca romana

Le ricerche archeologiche di superficie condotte fra il 2001 ed il 2004 sul territorio di San Quirico d’Orcia hanno permesso di riconoscere sul vasto pianoro del Romitorio le tracce visibili in superficie (reperti archeologici affioranti grazie ai lavori agricoli) interpretabili come un abitato di età romana (II secolo a.C. – II secolo d.C.), gravitante intorno al centro del pianoro dove si concentrano le tracce più consistenti (presenti anche elementi pertinenti ad un impianto termale).

A questa che è la fase più cospicua si aggiungono alcuni reperti di età preistorica (nuclei e raschiatoi in pietra) e materiali pertinenti ad una frequentazione etrusca, in particolare alcuni laterizi e frammenti di ceramiche che fanno pensare al periodo arcaico (VI secolo a.C.). Tra questi spiccano alcuni laterizi dipinti in rosso e bruno relativi forse ad un luogo di culto. Labili sono anche le tracce del periodo più tardo dell’Impero romano (tra IV e VI secolo d.C.), alcuni frammenti di ceramica concentrati nel punto più centrale del pianoro indicano una continuità di uso in forma ridotta e forse selezionando alcune aree del precedente insediamento.

Risulta suggestiva la lettura dell’abitato romano come quello che poteva collegarsi al toponimo Saturniano che ritorna in quest’area nelle attestazioni religiose di XI secolo.

Luogo sacro di epoca etrusca

Alcuni elementi raccolti durante le ricognizioni di superficie condotte dall’Università di Siena hanno suggerito la presenza sul pianoro del Romitorio di un luogo sacro in epoca etrusca, probabilmente arcaica. Tali elementi sono frammenti di laterizi dipinti di rosso e bruno a scacchi e fasce che spesso sono presenti su edifici religiosi. Questi reperti si allineano con altri rinvenuti in passato quali ex voto e antefisse che effettivamente concorrono a immaginare in questo luogo un tempio etrusco. La posizione di assoluto dominio e di fronte alla vetta del Monte Amiata si presta a quelle comunemente scelte per i luoghi sacri.

Indagini geofisiche

Sul pianoro del Romitorio una vasta copertura magnetometrica è stata realizzata tra 2003 e 2004 che ha rivelato alcune tracce difficilmente collegabili con le fasi di frequentazione emerse da ricognizione. Spiccano in particolare a due evidenti anomalie magnetiche dalla forma circolare, identiche nelle dimensioni (50 m circa di diametro) localizzate al centro del pianoro. Le due anomalie circolari per la regolarità e le dimensioni fanno pensare ad un intervento antropico organizzato non chiaramente riferibile alle attività delle quali è rimasta traccia in superficie.

Una delle ipotesi formulate è relativa alla memoria magnetica di due tumuli dei quali potrebbe essere rimasta l’impronta del tamburo. Ciò potrebbe avvalorare la supposizione che quest’area avesse vocazione sacra in epoca genericamente etrusca. Una diversa interpretazione identifica i due cerchi con due recinti (fossati riempiti).

In questo caso l’interpretazione è ancora più dubbia ma avvalorata dalla presenza, in uno dei due cerchi, di un interruzione del segnale magnetico che fa pensare ad un accesso.

Il confronto del magnetogramma con la cartografia del Catasto Leopoldino di inizio XIX secolo ha permesso di escludere la possibilità che le anomalie appartenessero ad epoca storica recente (per esempio gli anni del secondo conflitto mondiale) dato che la strada del 1825 ha lo stesso percorso di quella di oggi che taglia uno dei due cerchi.

Magnetometria

Sistema geofisico di prospezione di tipo passivo che rileva le proprietà ed i comportamenti anomali dei campi magnetici presenti nl sottosuolo. Le anomalie possono essere provocate dalla presenza di corpi o strutture sepolte in particolare se di materiale metallico ma anche strutture ed elementi di interesse archeologico.

Ricognizione di superficie

Sono indagini archeologiche che vengono realizzate da squadre di archeologici che camminano sui campi arati in maniera regolare e a distanze ravvicinate alla ricerca sistematica di reperti presenti sulle superfici dei suoli agricoli.