slogan di ArcheoSpot
Icona degli RSS Icona di Facebook Icona di Twitter Icona di LinkedIn

Villore

Titolo: Villore
Tipo:

Località:     Latitudine: 43.15408    Longitudine: 11.59079

Difficile è stabilire con esattezza le origini di questa canonica dalle rilevanti caratteristiche architettoniche data la carenza di documenti storici. E' ricordata in alcuni documenti aretini al tempo di Lotario I negli anni 833-883 a proposito della giurisdizione del Vescovo di Arezzo e molto più tardi negli elenchi delle Decime degli anni 1278-79 quando risulta dipendere dalla pieve di S. Maria in Pava.

Interessanti sono i particolari costruttivi di questo edificio, uno dei più significativi del senese per il repertorio di soluzioni strutturali e decorative.

La Canonica di Villore

Difficile è stabilire con esattezza le origini di questa canonica dalle rilevanti caratteristiche architettoniche data la carenza di documenti storici. E' ricordata in alcuni documenti aretini al tempo di Lotario I negli anni 833-883 a proposito della giurisdizione del Vescovo di Arezzo e molto più tardi negli elenchi delle Decime degli anni 1278-79 quando risulta dipendere dalla pieve di S. Maria in Pava.

Interessanti sono i particolari costruttivi di questo edificio, uno dei più significativi del senese per il repertorio di soluzioni strutturali e decorative.

La parte inferiore della facciata è realizzata in pietrame di diversa lunghezza, disposto in filari regolari. Negli otto capitelli della facciata ha delle colonnette pensili con il pulvino a dado piramidato all'ingiù, che funge da sopra capitello, ricorda alcuni capitelli delle chiese di S. Vitale di Ravenna, S. Ambrogio di Milano, S. Fedele e S. Abbondio di Como, nella Cattedrale di Modena. La parte inferiore della facciata ha elementi che ricordano anche S. Antimo. Nella facciata sono anche resti di un portico e tracce di capitelli. Uno dei capitelli che regge l'archivolto del portale, presenta una decorazione a palmette che ricorda S. Antimo, mettendo però in evidenza una notevole povertà tecnica. Gli stipiti sono decorati con intrecci geometrici che ricordano la pieve di Corsignano. Ai lati sono due colonne a spirale sopra le quali vi sono capitelli ornati a palmette e teste. Da qui si imposta l'archivolto che racchiude la lunetta a bozze di pietra, nella quale è murata una formella ornata di vimini e rosette in bassorilievo, con evidente riferimento all'antica arte decorativa milanese-ravennate. La formella è ritenuta di età altomedievale. Certa è la ricostruzione della parte superiore della facciata in seguito ad un incendio verificatosi nel secolo XV.

Questo edificio caratterizzato da un influsso “lombardo”, possiede finestre più elaborate di quelle diffusissime a doppia strombatura. Si tratta probabilmente di un influsso proveniente dal cantiere di S. Antimo. L'elemento che caratterizza talune aperture di sapore spiccatamente “lombardo”, è una ghiera a sezione circolare, inserita in profilo variamente ricassato del vano. In particolare nella finestra dell'abside queste colonnine diventano scanalate.

L'interno è voltato, caratterizzato da un'unica navata absidale, divisa in due campate da un arco trasversale impostato su semi-pilastri poggianti su mensole. Questo motivo che si ripete nella parte absidale non è mai stato messo in evidenza, la cui derivazione stilistica può essere messa in relazione con la cultura artistica monastica-borgognana. La copertura originale (sorretta da archi ciechi addossati alle pareti, caratterizzata da archi diagonali di sezione quadrilatera) oggi è rimasta solo nella campata presbiteriale. Sotto il piano della chiesa, in corrispondenza della seconda campata si sviluppa una cripta, fatto non molto diffuso nel senese durante la fase romanica. Questa è divisa in tre navatelle da sette colonne, sormontate da un dado ad uso di capitello, che a sua volta sopporta un ampio pulvino, atto a sostenere i sottarchi sui quali si impostano le volte. Questi sottarchi ricordano i grandi costoloni della chiesa superiore.

La cripta mostra di essere coeva (tranne un capitello ritenuto preromanico) alla chiesa, sia per l'affinità strutturale, sia perché il paramento dell'edificio non mostra soluzioni di continuità. Sia la struttura dalla cripta che quella della chiesa superiore, suscitano l'impressione di un'influenza francese in questo singolare edificio della campagna senese, che pare avere avuto un peso determinante.

Approfondimenti

Canonica

La canonica è un edificio destinato a residenza del clero cattolico di una città o di un paese.

L'origine di questa tipologia abitativa religiosa risale sicuramente al Medioevo, in particolare alla Riforma dell'XI secolo, in cui si tentò di proporre un modello di vita monastica anche al clero secolare. Per questo motivo veniva promossa la vita in comune in un edificio deputato a questo scopo.

Decime

La decima è un tributo di un "decimo", che è esistito fin dall'antichità.

La Chiesa antica prescriveva per i suoi membri il pagamento della decima. Questa differiva dalle regole dell'Antico Testamento nel fatto che era considerata l'assoluto minimo, e doveva essere calcolata sulla base delle proprie entrate totali.

Con il V ed il VI secolo, la pratica della decima si stabilisce in tutta la Chiesa occidentale. Dal IX secolo, i governanti carolingi rendono la decima parte della legge civile.

Le decime medievali erano suddivise in prediali, dovute dai frutti della terra, personali, dovute dal lavoro; miste, dovute dal prodotto del bestiame. A loro volta queste ultime erano divise in grandi (derivate dal grano, dal fieno e dal legno) destinate al rettore o al curato della parrocchia; e piccole, da altre decime prediali, più le miste e le personali che andavano al parroco.

Per l’area della Tuscia si sono conservati alcuni importanti elenchi le Rationes Decimarum i registri delle decime che venivano riscosse dagli enti ecclesiastici.

Cantiere di Sant’Antimo

La grande abbazia benedettina di S. Antimo domina con la sua imponente mole la bellissima Valle dello Starcia. L’abbazia è attestata fin dal IX secolo, la leggenda vuole che essa sia stata voluta dall’imperatore Carlo Magno, ma l’aspetto attuale si deve ad una completa riedificazione seguita ad una donazione del conte Bernardo degli Ardengheschi elargita nell’anno 1117. La chiesa di Sant’Antimo è considerato il più importante monumento romanico della Toscana meridionale. Ha con un impianto a tre navate e un deambulatorio con cappelle radiali che la avvicina a chiese d’Oltralpe poste lungo le grandi vie di pellegrinaggio. I caratteri internazionali della struttura si leggono anche nel ricco apparato scultoreo di influenza francese e nella facciata progettata a portali gemini che richiamano il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Al di sotto della chiesa si trova una cripta a tre navatelle con volte a crociera e due absidi contrapposte. Tra le presenze da segnalare la piccola cappella ipogea che contiene al suo interno, usata come lastra di un altare, una tra le più antiche iscrizioni che attestano la diffusione del culto cristiano nelle campagne. Si tratta di una iscrizione funeraria cristiana di fine IV secolo d.C.

La pianta della chiesa romanica è unica in Toscana e molto rara in Italia. L’impianto è basilicale e la navata principale termina ad est con un deambulatorio con cappelle radiali che rappresenta un modello diffuso oltralpe ma innovativo in Toscana. Si tratta di un elemento architettonico che comunemente viene messo in relazione alle vie di pellegrinaggio. Altri elementi architettonici che riportano alla cultura artistica d’oltralpe sono lo slancio della navata che supera i 20 m d’altezza, la divisione della navata centrale per mezzo di tre livelli architettonici che variano nei tipi di aperture (grandi arcate, matroneo e finestre). Di tipo lombardo sono invece altri elementi della struttura come il ritmo delle colonne interrotto da pilastri.

Tutta l’abbazia è caratterizzata da un apparato scultoreo particolarmente importante e di pregio. La struttura esternamente ha un aspetto uniforme e rigoroso tranne una delle absidi, quella più meridionale che appare evidentemente diversa dalle altre, la cosiddetta Cappella Carolingia così come la facciata che sembra incompiuta rispetto all’uniformità del paramento murario della chiesa.

Il progetto romanico probabilmente si rivelò superiore alle possibilità economiche tanto che la stessa chiesa rimase incompiuta ed in generale il cenobio benedettino era in decadenza già nel secolo XIII e nel 1291 passo ai guglielmiti.