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Callemala

Titolo: Callemala
Tipo:

Località:     Latitudine: 42.88771    Longitudine: 11.72209

Callemala o Callimala o Callis Malus è stato un antico borgo medievale di presunta origine romana, oggi scomparso, sulla via Francigena nella Valle del Paglia.

Si può identificare con il toponimo Callemala la posizione dell’antico casale di Presoniano documentato nell’anno 830 per la presenza di una taverna. Callemala contiene nel nome l’indicazione di un tratto di strada certamente poco agevole cioè "strada cattiva".

Callemala o Callimala o Callis Malus è stato un antico borgo medievale di presunta origine romana, oggi scomparso, sulla via Francigena nella Valle del Paglia.

Si può identificare con il toponimo Callemala la posizione dell’antico casale di Presoniano documentato nell’anno 830 per la presenza di una taverna. Callemala contiene nel nome l’indicazione di un tratto di strada certamente poco agevole cioè "strada cattiva". E’ nell’anno 876 che per la prima volta Presoniano viene documentato con l’appellativo Callemala.

L'antico sito si trovava compreso in una zona di fondovalle, lungo il corso del fiume Paglia tra il territorio comunale di Abbadia San Salvatore e di Radicofani come emerso da indagini archeologiche effettuate nel 1998 dall’Università di Siena, che hanno portato anche alla luce strutture di epoca romana.

Il borgo di Presoniano poi Callemala apparteneva all’Abbazia di S. Salvatore al Monte Amiata dove essa possedeva case, taverne, terreni e mulini. Sul luogo era certamente presente una chiesa dedicata a S. Cristina nel secolo X. Nel secolo XI sappiamo che a Callemala vivevano circa cinquanta capifamiglia alle dipendenze dell’abbazia amiatina. Il potere dell’abbazia era mediato e gestito da una famiglia di lambardi che risiedeva a Callemala e che faceva da intermediario tra la popolazione e i monaci.

Nel 1153 i monaci del San Salvatore cedettero la metà del borgo di Callemala e del vicino Radicofani a papa Eugenio III, nel tentativo di coinvolgere il papato nella difesa sempre più strenua del proprio feudo ormai preda delle mire espansionistiche del Comune di Siena e dei conti Aldobrandeschi. Nel 1265 la Repubblica di Siena ottenne il controllo di Callemala e Radicofani. Essendo quest'ultima una roccaforte più facilmente difendibile i Senesi vi spostarono il tracciato della via Francigena abbandonando il tratto sulla Val di Paglia e di conseguenza Callemala perse di importanza. Il borgo, diventato indifeso ed escluso dalla via di comunicazione, venne abbandonato e gli abitanti forse si trasferirono progressivamente verso il borgo di Abbadia San Salvatore che ebbe una espansione urbana proprio in quel periodo.

Approfondimenti

Ricerche archeologiche a Callemala

Il sito sul quale si identifica il borgo medievale di Presoniano-Callemala è stato oggetto di indagini archeologiche di superficie che hanno interessato il territorio comunale di Abbadia S. Salvatore nel corso degli anni Ottanta nell’ambito delle ricerche per il Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. Nella località oggi detta Casette sono stati riconosciuti reperti ceramici di epoca romana e medievale, nonché tracce dio basolato stradale e anomalie nella crescita della vegetazione individuate tramite la lettura di fotografie aeree verticali interpretabili come antiche murature interrate. Nel 1998 è stata realizzata una campagna di scavo archeologico che ha confermato la presenza di strutture di epoca romana al di sotto delle tracce del borgo medievale.

Abbazia di S. Salvatore al Monte Amiata

Il Monastero benedettino venne fondato nella seconda metà del secolo VIII per volere del re longobardo Rachis. Secondo la leggenda la decisione fu presa dal Re in seguito a un evento miracoloso di cui fu testimone al quale apparve la Trinità sulla sommità di un albero di pere, intorno al quale fu edificata la cripta. L'evento è ad oggi rappresentato nello Stemma Comunale e persevera in un fazzoletto di terra non pavimentata presente nella cripta comunemente ritenuto il punto in cui si trovava il pero miracoloso.

n realtà la costruzione del Monastero del San Salvatore fu curata dal nobile Longobardo Erfo figlio di Pietro Duca del Friuli ed era inquadrata nel disegno politico di Rachis, che seppe avvalersi del favore monastico di Erfo, ottenendo con la fondazione di un monastero sulle pendici del monte Amiata lo scopo di controllare i traffici lungo la via Francigena e di preservare le proprietà in quella zona. Pertanto già nel 750 l’abbazia aveva il controllo feudale dei territori amiatini che comprendevano i pascoli del monte Amiata fino alla valle del fiume Paglia attraversata dalla via Francigena. Il potere territoriale dell'Abbazia crebbe nei secoli successivi e in concomitanza si sviluppò l'antistante borgo, che fu subito fortificato e dotato di un suo castello difensivo (ubicato nell'odierna area della Castellina).

Già dal IX secolo l’abbazia inizio il suo processo espansionistico travalicavano la zona dell'Amiata, espandendosi in direzione della costa maremmana e laziale, in Val d'Orcia, in Val di Chiana e persino nel Viterbese. In questo periodo di prosperità e almeno fino alla casata degli Svevi il monastero, il borgo e le terre del San Salvatore rimasero strettamente legate all'autorità del Sacro Romano Imperatore tedesco, godendo comunque di autonomia completa sul piano civile, penale e religioso.

Dell’abbazia si conserva la chiesa risalente al 1035 che presenta una facciata a capanna alta e stretta, affiancata da due torrioni, quello di destra incompiuto e l’altro merlato. L’aspetto attuale è in parte il risultato di restauri degli anni trenta del Novecento.

L'interno, a croce latina, conserva un Crocifisso ligneo policromato della fine del XII secolo, la Leggenda del duca Ratchis (1652-1653) e il Martirio di San Bartolomeo (1694), entrambi di Francesco Nasini. La bellissima cripta è caratterizzata dalla presenza di trentadue colonnine con capitelli, ognuno decorato con un motivo diverso come sono diverse tra loro anche le colonne. L'abbazia nel 1782 fu soppressa e la chiesa ridotta a parrocchiale.