Titolo: Montichiello
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La prima attestazione storica di Monticchiello è nell'elenco dei castelli e delle corti cedute nel 973 dall'aldobrandesco Lamberto, figlio del marchese Ildebrando ad un certo prete Ropprando. Sino al Duecento la storia di questo importante castello, sede della chiesa battesimale di S. Leonardo (alla quale fu unita la più antica pieve di S. Maria dello Spino), rimane quasi del tutto ignota.
La prima attestazione storica di Monticchiello è nell'elenco dei castelli e delle corti cedute nel 973 dall'aldobrandesco Lamberto, figlio del marchese Ildebrando ad un certo prete Ropprando. Sino al Duecento la storia di questo importante castello, sede della chiesa battesimale di S. Leonardo (alla quale fu unita la più antica pieve di S. Maria dello Spino), rimane quasi del tutto ignota. Sappiamo che nel 1156 il conte Paltonieri di Fonteguerra ne fece donazione al papa Adriano IV, il quale lo retrocesse poi al conte in beneficio. In seguito sembra che il castello fosse ceduto dalla Sede Apostolica all'Ordine dei Cavalieri Teutonici, mentre il dominio effettivo veniva esercitato da un'aristocrazia locale di Lombardi. Fra le carte appartenute a Montepulciano, si conservano molti documenti relativi alle vertenze dovute alla vicinanza del confine con Montepulciano. Ne è un esempio il documento del 13 dicembre 1297, redatto per mettere fine alle liti tra le due comunità, relativamente ai confini intorno al poggio o castellare di Tolli. Sappiamo che già verso il 1175, Siena esercitava su Monticchiello la sua influenza. Dal 1259 la Signoria di Siena aveva decretato di fortificare e munire di una rocca il castello di Monticchiello; quindi in un Consiglio della Campana, tenuto nel 1271, fu deliberato di inviare a Monticchiello un giusdicente sotto gli ordini del Podestà di Siena.
L'inserimento nel contado senese si era certo compiuto nel 1208, come indica una clausola dell'accordo di pace stipulato tra Senesi e Fiorentini e anche la circostanza che a Monticchiello venisse imposto un tributo (assai elevato) per il finanziamento del debito pubblico senese. Nel 1220 il popolo del castello (circa 80 capifamiglie), si rivolse al Podestà di Siena perché venisse risolta una vertenza con i Lombardi; vi furono anche delle vane proteste dei Cavalieri Teutonici e del papa per l'acquisizione di Monticchiello da parte di Siena. Nel 1283 i Ghibellini fuoriusciti senesi avendo preso il castello di Montefollonico, intimarono la resa anche a quello di Monticchiello i cui abitanti dovettero promettere di aprire loro le porte se il governo senese entro tre giorni non li avesse soccorsi, il ricatto non fu accettato, ma nonostante questo i monticchiellesi non accettarono di "ospitarli".
La sovranità senese sul castello si consolidò con la guerra del 1229-1235, soprattutto per la comune ostilità contro Montepulciano, nel 1233 i consoli di Monticchiello giurarono al podestà di Siena alleanza, impegnandosi a non far risiedere nel castello “nessuna donna e nessun fanciullo dei nemici, in ispecie le mogli e i figli dei Montepulcianesi che fuggirono quando quel castello fu espugnato e distrutto”. Nel corso della guerra Monticchiello fu devastato dagli Orvietani, e i senesi per questo nel 1235 chiesero un risarcimento.
Le vicende insediative della zona di Monticchiello sono legate al fenomeno del sinecismo, diffuso in tutta la Toscana meridionale, tipico della fase di incastellamento del pieno Medioevo.
La storia del castello di Monticchiello dal XIII secolo è strettamente legata all’abbandono di un certo numero di centri circostanti, i cui territori andarono a confluire nella curia di Monticchiello, che raggiunse alla fine del ‘200 le 2000 unità. La maggior parte dei centri abbandonati erano posti sul confine con Montepulciano. Per tutto il XIII secolo Siena sarebbe intervenuta nelle vertenze di confine tra l’ormai grande castello di Monticchiello e Montepulciano, essendo come Montefollonico, un caposaldo dell'organizzazione militare senese sul confine orientale del contado: dal 1250 datano le deliberazioni cittadine per il rifacimento delle mura e la costruzione del cassero, nel 1265 Monticchiello fu designato quale castello di frontiera. Poco dopo, negli anni della crisi del governo ghibellino senese, Monticchiello e Montefollonico furono occupati dal capo guelfo Donosdeo Tolomei e a lui concessi in feudo da Carlo d'Angiò (1268-1271).
Tornato sotto l'autorità della Repubblica, Monticchiello ebbe un castellano cittadino al comando del cassero e della sua guarnigione, ma alla metà del '300 il cassero, ampiamente restaurato, fu consegnato direttamente alla comunità di Monticchiello per la custodia in nome della Repubblica. Una serie di capitolazioni, frequentemente rinnovate, determinavano le autonomie di Monticchiello e il Comune si dava una prima legislazione statutaria, oggi smarrita. Dopo aver subito nella seconda metà del ‘300, come altre comunità della Val d'Orcia e della Maremma, gli assalti delle compagnie di ventura, Monticchiello fu occupato alla fine del secolo, probabilmente per il tradimento di un castellano, dai Fiorentini e dai Montepulcianesi in guerra contro Siena e i Visconti.
Monticchiello ritornò poi sotto il dominio senese con la pace di Venezia del 1401. Nel 1442 fu emanata un'ampia redazione di statuti in volgare. Monticchiello era ora un'importante centro agricolo, con un ceto dominante di medi e agiati possessori locali e un'articolata organizzazione demaniale e finanziaria; in posizione subalterna si sviluppava un artigianato indigeno di lavoratori dell'edilizia e di tessitori.
Nel 1502 il castello fu espugnato del Valentino e la gurnigione trucidata. Monticchiello ebbe poi un ruolo molto importante nella guerra di Siena. Sarebbe caduto sotto l'assalto delle forze imperiali nel 1553, dopo aver opposto una resistenza tenace. Da allora Monticchiello dovette ubbidire alle truppe imperiali, quindi al Governo di Cosimo dè Medici, cui si sottomise per atto pubblico del 16 agosto 1559. La generale crisi del XV secolo colpì anche Monticchiello che sappiamo che conobbe un gravissimo calo demografico fino alla ritrazione delle mura nel 1436. Alla fine del '400 però Monticchiello è già in ripresa.
Monticchiello e S. Quirico d’Orcia emergono tra Quattrocento e Cinquencento grazie a una consapevole politica di pianificazione territoriale da parte di Siena. Diversi e ripetuti interventi popolazionisti, fino all'insediamento di una vera e propria colonia forestiera a Monticchiello nell’ultima decade del XV secolo, sommati a interventi di fortificazione e conseguente ristrutturazione urbanistica.
La cinta delle mura difensive che si attesta verso nord-est, dove il terreno diventa estremamente scosceso, fino alla rocca posta sulla collina, è tutta facilmente individuabile e in buona parte più o meno conservata, anche se a tratti ridotta ad un modestissimo rudere. I tratti meglio conservati sono a sud-ovest, a sinistra della porta e a nord-est, dove le mura scendono dalla rocca; in questo tratto, dalla parte interna, portano alla sommità una serie di piccole mensole in pietra. Esse sono intervallate da varie torri: tre quadrate, di cui una sbassata, nel tratto orientale tra cui una d'angolo e ben cinque sul tratto di ponente, talune più o meno sbassate; di esse tre sono rotonde, una delle quali quasi integra, con base a scarpa sormontata da cordone e sopra a questo, lateralmente, due larghe feritoie orizzontali con architrave in pietra. La porta di accesso, posta a sud-ovest, è ad arco acuto in pietra e fiancheggiata da due piccole torri, di cui quella a sinistra è mozza. Della rocca, oltre a pochi frammenti di muri sparsi qua e là, è rimasta un'alta torre con base a scarpa e cordone e coronata da apparato a sporgere in pietra su mensole di tre pietre stondate successivamente aggettanti, alquanto sbrecciato; essa è stata da pochi anni restaurata.
Approfondimenti
Aldobrandeschi
Gli Aldobrandeschi furono una nobile famiglia comitale, di origine longobarda, discendevano dai duchi di Spoleto Ildebrando e Mauringo ed appartenevano alla stessa stirpe dei Re d'Italia Liutprando, Ansprando ed Ildebrando, che nel corso del Medioevo dominò vasti feudi nella zona della Maremma e dell'Amiata.
I loro domini si incentravano sulle località di Colle Val d'Elsa, Santa Fiora e di Sovana, oltre a Tuscania in territorio laziale.
Tradizionalmente ghibellini, gli Aldobrandeschi passarono al campo guelfo dopo la morte dell'imperatore Federico II nel 1250, questo non impedì però che i loro possedimenti venissero progressivamente erosi dalla Repubblica di Siena alla quale essi si sottomisero con un atto del 1221.
Nel 1274, i loro possedimenti nella Toscana meridionale furono ripartiti nella Contea di Sovana e nella Contea di Santa Fiora, che da allora furono governate da due rami distinti della famiglia. La successiva estinzione del ramo di Sovana fece ereditare l'antico stato alla famiglia Orsini, determinando la nascita della Contea di Pitigliano; la successiva estinzione del ramo di Santa Fiora fece ereditare agli Sforza il territorio rimasto della contea.
Pieve di S. Leonardo
Agli inizi del secolo XIII già esisteva una chiesa di S. Leonardo. In essa nel 1220, il podestà di Siena, Oddone, fa da arbitro in una controversia tra gli abitanti del paese e i “Lombardi”.
Probabilmente questa prima chiesa apparteneva a qualche ordine religioso (forse dei Cavalieri Teutonici). La nuova chiesa di S. Leonardo fu costruita soltanto dopo il 1256 e terminata verso la fine del secolo. La chiesa di S. Leonardo (solo dopo fu aggiunto Cristoforo, patrono del Comune) fu costruita con l'appoggio del senesi. Al momento del passaggio alla Diocesi di Pienza il territorio della pieve coincide con quello del Comune, comprendente le attuali parrocchie di Monticchiello, Castelluccio e Spedaletto.
La parrocchia fu smembrata nel 1783 per erigere la pieve di Castelluccio, comprendente una parte di Monticchiello e la Comunità di Chiarentana, ammessa al comune di Chianciano. La chiesa dedicata inizialmente a S. Leonardo di Limoges, sorge sulla parte più elevata dell'abitato. Ha una pianta a croce commissa, con l'abside rivolta a est. Venne rinnovata in forme gotiche nella seconda metà del XIII secolo. All'esterno l'edificio, presenta alte pareti, costruite con blocchi squadrati di arenaria locale. Sui lati della navata si aprono sei finestre allungate ad arco tondo e doppio sguancio, delle quali solo due sono aperte.
La facciata è spartita in due parti da una cornice orizzontale dentellata. Nella parte inferiore si apre un portale gotico con l'architrave sorretto da mensolette; in alto un rosone. Il portale ha lo sguancio decorato da pilastri con lo spigolo sgusciato, alternati con esili colonnette salenti con basi attiche con foglie angolari. In alto, separato da una cornice orizzontale decorata di un doppio ordine di fogliette, si apre il rosone suddiviso da colonnine, sulle quali s'impostano archetti acuti trilobati. L'interno della chiesa è stato rinnovato nel Settecento, sconvolgendo completamente la distribuzione interna precedente.
Nel 1933, un restauro ha riportato in luce alcuni elementi originari della chiesa: furono demoliti i cinque altari barocchi e ripristinati tre altari in pietra arenaria. Furono martellati gli intonaci e vennero alla luce affreschi ancora integri; furono riaperte cinque finestre e ripristinate le sacrestie.
All’interno della chiesa si conserva una capolavoro di Pietro Lorenzetti la Madonna col Bambino probabilmente parte di un polittico forse smembrato in e poca napoleonica. Il dipinto di Lorenzetti di colloca nella fase della sua piena evoluzione artistica intorno al 1325.
Nel Medioevo Monticchiello possedeva anche un’altra chiesa dedicata a S. Martino della quale oggi non si consce l’esatta ubicazione eche sappiamo essere stata ancora in piedi nel 1700. Sappiamo che essa doveva trovarsi non lontano dalla piazza omonima vicino alla “Scaletta” oppure più in alto vicino agli attuali lavatoi. Oltre a questa chiesa sappiamo dalle carte d’archivio che esistevano anche alcuni ospizi tra i quali quello della Misericordia e quello Alamannorum (dei Cavalieri Teutonici).
L’unico ospedale del quale si conosce ancora la posizione è quello di Luca d’Agnolo d’Antonello fondato nel 1554 che conserva memoria nel nome della via e del palazzo.
Pieve di S. Maria dello Spino
La piccola pieve è ricordata per la prima volta in una carta dell’anno 1014.
Appartenne alla diocesi di Chiusi fino alla creazione di quella di Pienza nel 1462. Nel 1500 era cadente, e fu ricostruita, come attesta una lapide nella facciata, dalla famiglia Saracini nel 1570. Attualmente viene officiata una volta all'anno in occasione della festa del Corpus Domini. Si presenta con la facciata in pietra arenaria e piccolo campanile a vela. Ad unica navata, ha subito probabilmente restauri nel sec. XVIII, come dimostra l'unico altare di forme barocche.
Cavalieri teutonici
L'Ordine è un antico ordine monastico-militare e ospedaliero sorto in Terrasanta all'epoca della terza crociata ad opera di alcuni tedeschi (di Brema e Lubecca) per assistere i pellegrini provenienti dalla Germania. L'Ordine venne formalmente soppresso da Napoleone Bonaparte nel 1809 ma in seguito fu ripristinato dagli Asburgo. Venne riformato nel 1929 dalla Santa Sede che lo rese un ordine di canonici regolari per la cura d'anime e le opere di carità.
Resistenza di Monticchiello nella guerra di Siena
La storia di questo assedio nei particolari fu che i soldati francesi incalzati e respinti dalla Val di Chiana si erano ritirati a Monticchiello con il loro capitano Adriano Baglioni, il luogo era per sua natura ben difendibile, perché oltre che a trovarsi su un piano rialzato è circondato da balze. L'esercito italiano si era fermato a circa 150 passi dalle mura di Monticchiello, da dove iniziò l'assedio che si concluse con la loro vittoria, conquistata non senza difficoltà. I vincitori però non infierirono sui vinti in onore del valore con il quale avevano resistito avendo a disposizione non più di 100 soldati e senza neppure una bombarda. Soltanto il Baglioni rimase prigioniero. Questa gloriosa difesa di Monticchiello portò alla coniazione del termine di Monteflagello per indicare Monticchiello.