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Contignano

Titolo: Contignano
Tipo:

Località:     Latitudine: 42.97680    Longitudine: 11.74226

Contignano è uno dei luoghi dove si percepisce meglio che la via Francigena copriva l’intero territorio della Val d’Orcia, attraversata da tracciati principali e secondari, più o meno utilizzati. Il castello di Contignano si trova al centro di questi fasci di strade.

Esso è noto fin dal 1028 quando nei documenti si parla di terre et res ille de Cutegnano.

Contignano: il castello in mezzo alla Valle

Tutta la Val d’Orcia compresa fra il corso del fiume principale e il torrente Formane era attraversata da tracciati principali, secondari, più o meno utilizzati della via Francigena. E’ uno dei luoghi dove si percepisce meglio che la “via” era l’intero territorio. Il castello di Contignano si trova al centro di questi fasci di strade.

Esso è noto fin dal 1028 quando nei documenti si parla di terre et res ille de Cutegnano. Il documento si riferisce ad una cessione di Contignano da parte di un certo Pietro di Pietro all’abbazia di San Salvatore del Monte Amiata.

Nel Trecento era un castello dei Farnese poi venduto nel 1390 a Cione di Sandro Salimbeni un ricchissimo e potente cittadino senese. Il figlio Cocco Salimbeni, in aperta ostilità con il Comune di Siena, fu costretto a sottomettere ai Senesi i suoi numerosi castelli e terre, tra cui Contignano, firmando la pace nel 1404.

Il castello è di forma circolare, si conservano due porte di accesso, il basamento delle mura e un alto torrione. I tratti di mura medievali conservate sono realizzate in pietre grossolanamente sbozzate e legate con abbondante malta. Le due porte che ci conservano sono ambedue collocate nella porzione nord del circuito murario. Delle due quella di nord-est è di piccole dimensioni, l’altra è più grande ad arco a tutto sesto in travertino. Appena a ovest della porta maggiore si conserva un torrione i cui lati nord e sud sono a grandi pilastri che raggiungono quasi la sommità della struttura. In alto i pilastri si congiungono in due archi ribassati realizzati in mattoni. All’interno del castello si conserva la chiesa di S. Maria nota dal XIII secolo. Nel Medioevo a Contignano si conoscono due tra i più importanti ospizi collegati all’antica viabilità.

Origine

La prima notizia di Contignano risale al 1028 quando il Conte Ildebrando degli Aldobrandeschi vende dei terreni di Contignano a Foscolo di Pietro, un signore appartenente alla piccola nobiltà locale. Successivamente il figlio di Foscolo e sua moglie Maiza donano all’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata le loro proprietà tra cui quella di Contignano che rimase al monastero per quasi tre secoli.

Abbazia di S. Salvatore al Monte Amiata

Il Monastero benedettino venne fondato nella seconda metà del secolo VIII per volere del re longobardo Rachis. Secondo la leggenda la decisione fu presa dal Re in seguito a un evento miracoloso di cui fu testimone al quale apparve la Trinità sulla sommità di un albero di pere, intorno al quale fu edificata la cripta.

L'evento è ad oggi rappresentato nello Stemma Comunale e persevera in un fazzoletto di terra non pavimentata presente nella cripta comunemente ritenuto il punto in cui si trovava il pero miracoloso. In realtà la costruzione del Monastero del San Salvatore fu curata dal nobile Longobardo Erfo figlio di Pietro Duca del Friuli ed era inquadrata nel disegno politico di Rachis, che seppe avvalersi del favore monastico di Erfo, ottenendo con la fondazione di un monastero sulle pendici del monte Amiata lo scopo di controllare i traffici lungo la via Francigena e di preservare le proprietà in quella zona. Pertanto già nel 750 l’abbazia aveva il controllo feudale dei territori amiatini che comprendevano i pascoli del monte Amiata fino alla valle del fiume Paglia attraversata dalla via Francigena. Il potere territoriale dell'Abbazia crebbe nei secoli successivi e in concomitanza si sviluppò l'antistante borgo, che fu subito fortificato e dotato di un suo castello difensivo (ubicato nell'odierna area della Castellina).

Già dal IX secolo l’abbazia inizio il suo processo espansionistico travalicavano la zona dell'Amiata, espandendosi in direzione della costa maremmana e laziale, in Val d'Orcia, in Val di Chiana e persino nel Viterbese. In questo periodo di prosperità e almeno fino alla casata degli Svevi il monastero, il borgo e le terre del San Salvatore rimasero strettamente legate all'autorità del Sacro Romano Imperatore tedesco, godendo comunque di autonomia completa sul piano civile, penale e religioso. Dell’abbazia si conserva la chiesa risalente al 1035 che presenta una facciata a capanna alta e stretta, affiancata da due torrioni, quello di destra incompiuto e l’altro merlato. L’aspetto attuale è in parte il risultato di restauri degli anni trenta del Novecento. L'interno, a croce latina, conserva un Crocifisso ligneo policromato della fine del XII secolo, la Leggenda del duca Ratchis (1652-1653) e il Martirio di San Bartolomeo (1694), entrambi di Francesco Nasini. La bellissima cripta è caratterizzata dalla presenza di trentadue colonnine con capitelli, ognuno decorato con un motivo diverso come sono diverse tra loro anche le colonne. L'abbazia nel 1782 fu soppressa e la chiesa ridotta a parrocchiale.

Farnese

Celebre famiglia che ebbe dignità sovrana a partire dal 1545. Le sue origini risalgono forse al X secolo derivando il nome da un suo feudo, Castrum Farneti. I Farnese sono stati valorosi uomini d'armi, dopo aver ampliato i loro possessi attorno al Lago di Bolsena, s'inserirono nella vita romana con Ranuccio il Vecchio difensore militare dello Stato pontificio nel primo Quattrocento, e più con suo figlio Pier Luigi, che ebbe in sposa Giovannella Caetani dei duchi di Sermoneta.

E’ in questo secolo che si assiste ad un incremento della potenza della famiglia, tanto che il territorio posto sotto la loro influenza si estende fino a comprendere la sponda occidentale del lago di Bolsena, comprese le due isole (Martana e Bisentina) e la fascia di territorio compresa tra i Colli Vulsini ed il mare, fino a Montalto. I figli di Pier Luigi furono Bartolomeo, capostipite del ramo di Latera estintosi nel 1668, Alessandro e Giulia amata da Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI).

Nel XII secolo erano noti come domicelli Tuscanienses in quanto i loro possedimenti si trovavano nella diocesi di Tuscania. L'ascesa al trono pontificio di Alessandro Farnese con il none di Paolo III significò la definitiva fortuna della casa. Suo figlio Pier Luigi, duca di Castro, fu creato duca di Parma e Piacenza; nel 1547.

La famiglia si estinse con Antonio morto nel 1731: la nipote di questo, Elisabetta Farnese sposa di Filippo V di Borbone re di Spagna, ottenne per suo figlio don Carlos la successione.

I Farnese si distinsero per il loro mecenatismo che consentì di realizzare preziose raccolte d'arte ed edifici grandiosi: a Roma il palazzo Farnese e la chiesa del Gesù, a Caprarola l'omonima villa, a Parma la reggia e il teatro tra le opere più note.

Salimbeni

I Salimbeni sono stati una famiglia senese molto potente nei secoli XIII e XIV discendente da Giovanni, che nel 1200 abitava in Vallerozzi. Furono ascritti all'Ordine dei Grandi, si arricchirono nel commercio dei grani di Maremma, delle spezie e delle seterie, ebbero palazzi e torri in città e oltre 30 castelli nel contado. Originariamente ghibellini, passarono poi alla Parte guelfa.

Nella seconda metà del secolo XII ebbe inizio la loro inimicizia con i Tolomei che per due secoli insanguinò Siena e costituì il centro di violente lotte faziose nella città.

I Salimbeni si alternarono con i Tolomei nell'esilio. Verso la seconda metà del Trecento erano divisi in quattro rami principali ed era a capo della consorteria Giovanni d'Agnolino, il quale nel 1362 si fece promotore di una congiura per abbattere il governo dei Ventiquattro. Ebbero anche parte principale nella sommossa che, nel 1355, rovesciò il governo dei Nove; e in tale occasione ebbero ospite l'imperatore Carlo IV.

Poi cominciò la decadenza della famiglia, la quale appare estinta verso la metà del secolo XV.

Chiesa di S. Maria

La prima attestazione nota della chiesa di S. Maria di Contignano è del 1293 quando viene menzionata in occasione della nomina del rettore della chiesa da parte dell’abate di S. Salvatore al Monte Amiata. Potrebbe essere stata proprio l’abbazia amiatina a volere l’edificazione della chiesa a metà del XIII secolo ereditando il titolo dalla più antica ed esterna alle mura chiesa di S. Maria in Campo.

Ospedali di Contignano

Uno dei due ospedali noti di Contignano era gestito dai monaci dell’importante abbazia di S. Salvatore al Monte Amiata. Di uno di questi ospedali si ha ancora notizia nel XVII secolo grazie ai dati provenienti dalla relazione del Ghelardini, visitatore granducale che, nella seconda metà del Seicento, segnala a Contignano la presenza di uno Spedale ancora in funzione con la sua Cappella.