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Vivo d’Orcia, il monastero e la Contea

Titolo: Vivo d’Orcia, il monastero e la Contea
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Località:     Latitudine: 42.93381    Longitudine: 11.63579

L’Eremo del Vivo memoria dell’antico monastero camaldolese si colloca in posizione isolata rispetto all’attuale abitato del Vivo, nella località detta Contea. Sui resti del fabbricato del monastero è stato costruito nel XVI secolo il palazzo dei conti Cervini.

L’Eremo del Vivo memoria dell’antico monastero camaldolese si colloca in posizione isolata rispetto all’attuale abitato del Vivo, nella località detta Contea. Sui resti del fabbricato del monastero è stato costruito nel XVI secolo il palazzo dei conti Cervini.

Presso la Contea si trova anche la chiesa dedicata a San Marcello. Non distante dall’Eremo, in mezzo ai boschi, si trova l’oratorio di San Benedetto, chiamato Ermicciolo, probabilmente la prima sede dell’Eremo del Vivo, la cui fondazione è attribuita a San Romualdo all’inizio dell’XI secolo.

Il monastero quindi sorse sotto la Regola di San Benedetto per poi passare a quella Camaldolese.

Il monastero camaldolese del Vivo era strutturato secondo il modello della casa madre, cioè un eremo (oggi Ermicciolo) in alto in posizione particolarmente isolata e un monastero più in basso a fare da filtro con la società (oggi Eremo).

Il monastero decadde già nel XIII secolo ed i suoi beni passarono prima ai Farnese e successivamente dal 1538 ai Cervini. I Cervini subentrarono ai Camaldolesi trasformando l’aspetto del monastero con la ricostruzione voluta dal Cardinale Marcello Cervini del palazzo-castello attribuita al noto architetto Antonio Sangallo il Giovane.

Il Cardinale divenuto Papa il 10 aprile 1555, come (Marcello II), morì il I maggio dello stesso anno, segnando uno dei più corti papati della storia. Oltre alla ristrutturazione del palazzo ai Cervini si deve la costruzione di abitazioni, magazzini, frantoi, molini costituendo un sistema di attività che ruotavano attorno all' utilizzo della forza dell'acqua, la più caratteristica fu quella della lavorazione della carta, iniziata pare nel 1774.

E’ dall’economia e dall’attrazione esercitata da queste attività che si sviluppò l’attuale nucleo abitato del Vivo d’Orcia che assunse la forma attuale nel 1867.

La strada che dal Vivo ridiscende verso il fondovalle passando per Bagni San Filippo permette di incontrare un luogo religioso davvero suggestivo: la grotta di San Filippo Benzi.

Approfondimenti

Il modello camaldolese

L’Eremo e il monastero di Camaldoli, dai quali si è sviluppata la congregazione camaldolese dell'Ordine di San Benedetto, sono stati fondati da San Romualdo, monaco benedettino in una suggestiva foresta dell’Appennino tosco-romagnolo nell’anno 1027.

Camaldoli è la Casa madre della congregazione, da essa nei secoli, si sono propagati numerosi monasteri, tra le prime aree di sviluppo dell’Ordine vi è l’ Alta Valle del Tevere, dove esso ha esercitato una larga influenza a partire dal XII secolo. Oggi è punto di riferimento di dieci comunità maschili presenti in Italia, Stati Uniti d'America, Brasile e India.

La Regola camaldolese coniuga la dimensione comunitaria e quella solitaria, espressa, architettonicamente dalla presenza, nella stessa struttura, sia dell'eremo che del monastero. I monaci quindi possono seguire stili di vita in parte diversi, dando maggior spazio alla vita comunitaria presso il monastero e privilegiando il raccoglimento personale presso l'eremo.

Cervini

I Cervini sono una famiglia nobile quasi certamente di origine francese anticamente dimorante a Firenze. Si trovano verso la fine del XIII secolo a Montepulciano ed a Siena, dove Riccardo Antonio, padre del Papa Marcello II, fu ricevuto come cittadino per deliberazione del collegio di Balia nel 1495. Al papa Marcello II furono ceduti nell'anno 1543 dal Papa Paolo III i beni dell'antico eremo del Vivo sul monte Amiata quando era cardinale, una volta divenuto Papa confermò i beni alla propria. Un Alessandro ed un Antonio Cervini furono Gonfalonieri di Montepulciano rispettivamente nel 1542 e nel 1615. La famiglia si stabilì definitivamente a Siena intorno al 1623. Il 10 settembre del 1753 furono iscritti al patriziato di Siena. Godettero di nobiltà anche in Ancona, Macerata, Recanati.

Chiesa di San Marcello

La chiesa dedicata a S. Marcello si trova all’inizio del piccolo agglomerato detto Contea. E’ stata ristrutturata nel Cinquecento riutilizzando alcune sculture romaniche provenienti dall’originaria chiesa monastica dedicata a S. Pietro.

Grotta di San Filippo Benzi

La grotta di San Filippo Benzi è un piccolo oratorio che si trova in località Bagni San Filippo è ricavata in un grande blocco di travertino a forma di volta chiusa alle estremità da due muri e divisa in due da un tramezzo.

Prende il nome da San Filippo Benizi che nel secolo XIII – secondo la tradizione - si rifugiò in questi luoghi. Si narra infatti che il cardinale Ottaviano degli Ubaldini per superare le difficoltà del conclave di Viterbo (1268-1271), riunitosi dopo la morte di papa Clemente IV, propose ai cardinali l'elezione al papato di Filippo, priore generale dei Servi di Maria. Filippo per sfuggire a queste responsabilità si nascose sul Monte Amiata per circa tre mesi.

Nella seconda metà del Quattrocento alcuni testi agiografici dei Servi di Maria narrano che Filippo si ritirò in una grotta di questo luogo e come Mosè, percosse con il suo bastone una roccia da dove scaturì miracolosamente una fonte di acque curative che poi divennero i Bagni di San Filippo. Era il segno che il santo lasciava della sua riconoscenza verso le persone del posto. La devozione degli abitanti fece costruire nel luogo prima una cappella e poi un eremo che fu dei Servi di Maria. Il convento conobbe alterne vicende.

Nel 1580 di trova nell'elenco dei conventi della Provincia Toscana, ma in stato di semi abbandonato, nel 1652 fu soppresso al pari di altri piccoli conventi con decreto di papa Innocenzo X. La grotta-oratorio è ancora oggi ben conservata e sopra l'altare si trova un busto in legno nero di San Filippo, oltre ad oggetti devozionali.