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Pieve di Corsignano

Titolo: Pieve di Corsignano
Tipo:

Località:     Latitudine: 43.0773209593    Longitudine: 11.6720020163

La pieve di Corsignano era una delle più importanti tappe di uno dei percorsi della via Francigena. Il tracciato dopo aver oltrepassato Torrenieri deviava in uno dei più lunghi e importanti percorsi alternativi la cosiddetta strada vecchia per Corsignano.

Pieve di Corsignano: una madre veneranda

La pieve di Corsignano anticamente era detta S. Vito in Rutiliano ed esisteva già nel secolo VIII, come conferma una pergamena del 20 giugno 715, conservata nell'Archivio capitolare di Arezzo. A partire dall’XI secolo il titolo della pieve si modifica da Rutiliano a Corsignano (1-2).

La pieve di Corsignano era una delle più importanti tappe di uno dei percorsi della via Francigena. Il tracciato dopo aver oltrepassato Torrenieri deviava in uno dei più lunghi e importanti percorsi alternativi la cosiddetta strada vecchia per Corsignano. Il percorso indicato in una carta conservata all’Archivio di Stato di Siena dell’anno 1306 come “stradam veteram per quam itur ad Corsignanum” passando per le località di Bellaria e Celamonti attraversava il torrente Tuoma e risaliva fino a Corsignano (oggi Pienza). Tale percorso dopo aver toccato la pieve di Corsignano proseguiva per Monticchiello.

La pieve di Corsignano ha subito nel corso dei secoli molti rifacimenti che corrispondono a diverse fasi visibili nel suo aspetto architettonico.

Una prima ripresa dei lavori di restauro è avvenuta nell'XI secolo. Un ulteriore ingrandimento o modifica è seguita nell'inoltrato XII e XIII secolo.

Che ci sia stata una fase in cui la chiesa è stata più piccola è testimoniato dall'esistenza del campanile circolare, al quale si viene ad addossare la facciata (2bis).

Il campanile è l'elemento più imponente e particolare della struttura. I campanili cilindrici sono di origine ravennate. La loro funzione originaria non è stata accertata. La cronologia di questi elementi strutturali risale ad un periodo anteriore all'XI secolo.

Alcune ipotesi portano a vedere l’origine dei campanili cilindrici come battisteri legati a chiese primitive.

Appartenente alla primitiva costruzione è considerata la piccola cripta sottostante la navata destra (3-4).

La pieve di Corsignano è tanto ricca di decorazioni (5-6) quanto esse sono povere tecnicamente. Ciò dimostra che gli esecutori, quasi di certo locali, furono influenzati da maestranze specializzate, per esempio quelle attive presso il cantiere dalla grande abbazia di Sant'Antimo, ma dovettero anche essere stimolati dalla realtà a loro più vicina come gli abbondanti reperti di età etrusca.

Un elemento importante della pieve è il fonte battesimale (7) dove fu battezzato nel 1405 Enea Silvio Piccolomini poi divenuto papa Pio II.

Approfondimenti

Documento dell’anno 715

In quell’anno, nel mese di luglio, si svolse una inquisizione da parte di Gunteram, messo del re longobardo Liutprando, riguardo a chi tra il vescovo di Siena e quello di Arezzo doveva avere il controllo su un numeroso gruppo di pievi, chiese e monasteri collocate tra il Chianti, la Val d’Orcia e la Val d’Asso. Tra questi edifici c’era anche il monastero di fondazione regia di S. Pietro ad Asso. Questa carta raccoglieva molte testimonianze di religiosi e laici con lo scopo di dirimere questa contesa. Questa carta si conserva in una copia di XI secolo presso l’Archivio Capitolare di Arezzo. La pieve di S. Vito in Rutiliano viene indicata con le parole: “baptisterium a Sancto Uito in Rutiliano”.

Aspetto della chiesa nel corso dei secoli

Une delle incertezze maggiori su questa chiesa riguarda la forma e l'ubicazione del primo edificio. Qualcuno lo riteneva di pianta rettangolare, di piccole dimensioni sovrastante la cripta. Testimonianza di una fase precedente è l'inglobamento di un pilastro preesistente nella navata destra e la modifica in un'arcata, quella che si forma dall'attacco di un arco nel primo pilastro antistante il presbiterio, cui si allinea il pilastro oggi in parte nascosto dal muro della sagrestia. Queste rimanenze sembrano riferirsi all'edificio di XI secolo evidentemente di dimensioni minori. Ulteriori elementi che indicano l’avvenimento di rifacimenti sono: la base dei pilastri che non è omogenea, i plinti del lato sinistro che sono più alti di quelli del lato destro, dando prova di due pavimentazioni diverse, la luce diversa delle due arcate dello stesso lato; l'allungamento della navata in direzione del campanile, che dovette avvenire in due tempi, a giudicare dai leggeri scarti nell'allineamento e nel paramento (8).

Una certezza è che l'ultimo rialzo del pavimento è avvenuto in età tarda, allo scopo di ricavarvi al di sotto un ossuario rinvenuto per caso dai lavori di restauro degli anni Venti del XX secolo, pavimento che fu eliminato dal restauro per riportare alla luce quello di XI secolo.

Un altro degli elementi problematici di questa chiesa è l'attacco presbiteriale. C'è chi ritiene che la pieve di XII secolo avesse tre absidi, anche se ci è pervenuta priva di tutta la parete presbiteriale originaria, oggi identificabile sui tamponati archi di accesso al supposto presbiterio (9). Tali modifiche sembrano riferirsi ad un restauro di XIII secolo che ha coinvolto la navata destra, dove gli archi sono stati riedificati ex novo, più ampi e profilati, sostenuti da pilastri più snelli. E' stato ricostruito, anche se lasciato nella stessa ubicazione, l'arco di valico al presbiterio, che infatti si presenta in un allineamento diverso da quelli della navata. All'arco trionfale sono stati innestati, per dare più altezza, altri pilastri, in corrispondenza di quelli terminali delle navate, sormontati a loro volta da esili semipilastri, che fanno pensare alla funzione di sostegno di una crociera o addirittura di un tiburio.

Il lato sinistro, per presunti crolli, o per impossibilità a proseguire nel rifacimento, non è stato modificato, lo conferma l'arco di valico al presbiterio rimasto da un lato seminascosto, dall'altro addossato a sostenere l'arco trionfale.

All'esterno la chiesa ha ricevuto un parvenza di uniformità con un paramento a bozze regolarissime, molto in uso nel XII secolo, anche se in questo caso il cantiere si è protratto fino al XIII secolo.

Campanile (10)

La torre cilindrica di Corsignano doveva essere certamente più alta, infatti al di sopra delle finestre ad arco si intravedono gli sguanci di altre finestre della stessa forma, tamponate, che fanno immaginare un'altezza maggiore.

Senz’altro esso doveva essere coperto, infatti fanno pensare ad appoggi per una travatura, le mensole in travertino che ancora si trovano all'interno e che corrispondono all'esterno con l'altezza delle lesene.

L'immagine che abbiamo oggi del campanile (11) è dovuta al restauro praticato negli anni Venti del XX secolo. I lavori hanno interessato il campanile nella parte alta, con la riapertura delle finestre e della porta interna. Alcuni confronti per strutture cilindriche come queste nell’antica diocesi di Arezzo si trovano presso la Pieve di Pacina (Castelnuovo Berardenga) e alla Pieve di Socana (Castel Focognano). In questa zona sono elementi architettonici rari provenienti dall’ambito ravennate.

Cripta

L'ambiente è di ridottissime dimensioni, con una piccola abside semicircolare (12). La sua copertura consta di quattro volte a crociera con sottarchi che si scaricano sull'unica colonna esistente al centro del locale. Le quattro crociere hanno anche costoloni di rinforzo, accorgimenti come questo hanno permesso di collocare cronologicamente la cripta nel XII secolo.

Se la datazione proposta da alcuni per questa cripta è abbastanza tarda, c'è anche chi gli vuole attribuire una possibile esistenza in epoca più remota.

La cripta può aver avuto un origine oltre che antica anche indipendente dalla chiesa, come sacrario o martyrium, questa ipotesi è avvalorata anche dal fatto che essa non corrisponde in latitudine alla porzione di edificio che la copre, anche se qui un altare pur molto ristretto può entrare.

Il fatto che esistano elementi abbastanza tardi come gli archi trasversi, le crociere delle volte, la regolarità dei conci, non annulla la possibilità di un rifacimento nel XII secolo. A rafforzare questa ipotesi intervengono: l'interramento dell'abside, alcune bozze molto irregolari, l'impreciso adattamento degli archi di sostegno ai peducci angolari. Notevole la decorazione del capitello di sostegno della colonna centrale che sorregge le volte (13-14).

Facciata

Molto più armonica dell'interno si presenta la facciata, ornata di arcatelle di tipo lombardo-laziale, con una singolarissima bifora in cui il pulvino degli archetti divisori è sostenuto da una figura femminile in funzione di cariatide (15). Sottostante alla bifora, si apre un bel portale rientrante, con colonnette rigate a spirale e gli stipiti, l'architrave, l'archivolto e i capitelli decorati.

La facciata come la vediamo oggi, sembra non superare la fine del XII o gli inizi del XIII secolo. Essa presenta alcuni caratteri particolari come la bifora di tipo lombardo, già rara nella sua accezione più semplice in più la colonnetta è sostituita dalla strana figura muliebre.

La statuetta rifatta nel braccio destro ma per il resto originale, presenta un motivo a fini pieghettature della veste, che indicano una maniera molto diffusa in ambito lombardo nel X secolo. In questa figura scolpita nel tufo si è forse voluto rappresentare la Chiesa come madre e regina.

Le due porte della chiesa, quella principale e quella laterale sono molto decorate. La prima ha gli stipiti fiancheggiati da colonnette striate a spirale (5), sulle quali s'imposta un archivolto decorato da un'ornativa a zig-zag che racchiude un altro archivolto ad intrecci geometrici e palmette, come si ripete anche negli stipiti che formano i piedritti dell'archivolto più interno. L'architrave che poggia su due mensolette, ha scolpite figure simboliche. La sirena a doppia coda nella fronte dell'architrave, è una simbologia ricorrente in età romanica. La porta laterale (6), che si apre come in quasi tutte le antiche pievi senesi, sul lato Sud, ha gli stipiti ornati da intrecci geometrici con figure equine, sull'architrave è scolpita la nascita del Salvatore, la visita dei Re Magi, l'adulazione dei pastori e la figura della Vergine.

Il motivo di decoro degli intrecci e viticci è di origine paleocristiana, trasmesso dalla plastica lombarda. Il gusto lombardo è ancora maggiormente evidente nello stipite di destra, dove prevalgono le molte sagome degli animali.

Fonte battesimale

Tra i fonti battesimali che ancora rimangono nel territorio senese, quello di Pienza è uno dei più notevoli (7). E' formato da una vaschetta molto semplice, sostenuta da un piedistallo il cui dado è in parte modanato e in parte smussato a facce poliedriche triangolari, nelle quali sono posti degli ornati di carattere più o meno geometrico. Il fonte è addossato a uno dei pilastri della nave maggiore, le sue dimensioni indicano che è posteriore all'epoca nella quale il battesimo per immersione fu sostituito da quello per infusione (ciò avvenne nei primi del XIV secolo), anche se ci sono alcune sue parti, come certi punti del piedistallo che fanno pensare ad una datazione anteriore. Una lapide ricorda il battesimo del pontefice in questo fonte: Hic duo Pontifices sacri baptimatis undas, Patrus accepit, et pius inde Nepos.

Decorazioni interne

Interessanti considerazioni sono state fatte riguardo alle delle decorazioni interne della pieve, per esempio dei capitelli. A Corsignano le forme delle basi e dei capitelli sono le più semplici del senese: a tronco di piramide quadrangolare rovesciata, con delle decorazioni geometriche semplicissime. Essi sembrano essere appartenuti a varie epoche, ce ne sono due in arenaria che come quelli trapezoidali, sembrano adattarsi bene ad una datazione di avanzato XIII secolo. Ve ne è un altro con decorata una schematica figuretta umana di tipo lombardo e due smussature ai lati che si concludono con fantastiche teste di capri o uccelli, che fa più pensare ad una datazione di XI-inizi XII. Il penultimo pilastro a sinistra antistante il presbiterio, ha una decorazione a serpenti intrecciati (16), un motivo antichissimo di origine germanica, trasmesso alla tradizione lombarda.

La parte terminale della navatella destra si caratterizza per una transenna di divisorio che separa l’altare collocato sul fondo e il resto della navata. Sul muro sono inserite alcune belle decorazioni di IX secolo ad intrecci geometrici e vegetali che sono state rinvenute nei pressi della pieve, probabilmente appartenute ad un edificio precedente (17). L’altare che si colloca di fronte alla transenna è stato rinvenuto al di sotto del pavimento che fu asportato nel secolo scorso ed è ritenuto originale della fase di VIII secolo (18). E’ in travertino decorato a fogliame vegetale.