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Castiglione D'Orcia

Titolo: Castiglione D'Orcia
Tipo:

Località:     Latitudine: 43.0060853577    Longitudine: 11.616265374

La storia di Castiglione d’Orcia si intreccia a quella di Rocca d’Orcia molto vicine anche topograficamente. La struttura dell’abitato si concentra attorno alla rocca e al cassero che dominano da un’altura il circostante borgo.

Castiglione d’Orcia

La storia di Castiglione d’Orcia si intreccia a quella di Rocca d’Orcia molto vicine anche topograficamente. La struttura dell’abitato si concentra attorno alla rocca e al cassero che dominano da un’altura il circostante borgo. Le mura del castello cingono l’abitato civile. Il castello sorgeva nella diocesi di Chiusi, nel piviere di San Felice noto da un famoso documento dell’anno 714 relativo ad una secolare contesa fra la diocesi di Arezzo e quella di Siena. Viene detto però esplicitamente castello nel 1014 con il nome di Petra “ Actum loco et finibus ubi dicitur Ala Petra, prope ipso castello et prope ecclesia sancti Stefani”. Già nel 1094 é chiamato Castelione nella carta di donazione con la quale i conti Ugo e Ranieri figli del conte Ugo della famiglia degli Aldobrandeschi cedettero all’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata i propri diritti sul castello e sulla corte. L’abbazia vi rafforzò il proprio controllo nel 1154 ricevendo da Ildibrandino del conte Rinaldo i suoi diritti su Castellionem de valle Urcie. Questa situazione perdurò fino alla metà del XIII secolo, quando, il 17 maggio 1251 il conte Ildebrando riconobbe la sovranità senese sul castello, che vi assunse pieni diritti all’inizio del secolo successivo. Il Comune di Siena rilevò i diritti dei conti Aldobrandeschi nel 1300 e quelli dell’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata nel 1303; iniziarono presto lavori di ristrutturazione tanto che nel 1309, per ottimizzare la gestione militare del castello, i senesi decisero di ristrutturarne il cassero. Nel corso del secolo però il Comune di Siena si trovò più volte costretto a cedere il possesso di Castiglione ad alcune delle principali famiglie dell’oligarchia cittadina, come pegno per gli ingenti prestiti da queste concessi; i primi furono i Piccolomini nel 1315, dai quali però il Comune riuscì a riscattare il castello dopo pochi anni, poi, e con più ampie implicazioni politiche, i Salimbeni, che riuscirono ad esercitarvi un forte controllo dal 1368 al 1419, quando crollò definitivamente la loro signoria su quasi tutta la Val d’Orcia. I senesi a più riprese nel corso del XV secolo operarono per riparare e potenziare le fortificazioni di Castiglione. Nel XVII secolo il marchese Riario che aveva ottenuto in feudo Castiglion d’Orcia da parte di Cosimo II fece costruire nella rocca un grande palazzo che è però ricordato già nel secolo successivo in rovina. Nel Settecento si conservavano però tutte le mura e le quattro porte di accesso al borgo.

Le mura del castello si conservano per ampi tratti spesso riusate come sostegno per i muri di abitazione moderne; è ancora visibile la torre nord-ovest, un frammento di quella sud-ovest e la porta con arco a tutto sesto sul lato ovest.

Approfondimenti

Piviere

Territorio dipendente da una pieve. La pieve è una chiesa rurale dotata di battistero. Nell'Alto Medioevo la pieve era al centro di una circoscrizione territoriale civile e religiosa. A essa erano riservate alcune funzioni liturgiche e da essa dipendevano altre chiese e cappelle prive di battistero.

Contesa tra Siena e Arezzo

Presso l’Archivio Capitolare di Arezzo si conservano gli incartamenti relativi ad una questione perdurata per molti secoli fra la diocesi di Siena e quella di Arezzo in merito al possesso di alcune pievi, chiese e monasteri di confine. La disputa è nota a partire dalla metà del secolo VII e si è protratta fino al XIII secolo attraversando momenti più o meno accesi. Uno dei più importanti, anche per la rarità della documentazione, è quello di epoca longobarda (VIII secolo) nel quale i protagonisti della vicenda si riunirono anche al cospetto di re Liutprando al fine di redimere la questione. Nel corso dei secoli sono stati redatti numerosi elenchi di questi edifici contesi che rappresentano una fonte documentaria molto importante per capire l’organizzazione religiosa dei territori. Le aree dove si trovano gli edifici religiosi citati spaziano dal Chianti senese alla Val di Chiana, alla zona delle Crete senesi fino alla Val d’Orcia.

Aldobrandeschi

Gli Aldobrandeschi furono una nobile famiglia comitale, di origine longobarda, discendevano dai duchi di Spoleto Ildebrando e Mauringo ed appartenevano alla stessa stirpe dei Re d'Italia Liutprando, Ansprando ed Ildebrando, che nel corso del Medioevo dominò vasti feudi nella zona della Maremma e dell'Amiata.

I loro domini si incentravano sulle località di Colle Val d'Elsa, Santa Fiora e di Sovana, oltre a Tuscania in territorio laziale.

Tradizionalmente ghibellini, gli Aldobrandeschi passarono al campo guelfo dopo la morte dell'imperatore Federico II nel 1250, questo non impedì però che i loro possedimenti venissero progressivamente erosi dalla Repubblica di Siena alla quale essi si sottomisero con un atto del 1221.

Nel 1274, i loro possedimenti nella Toscana meridionale furono ripartiti nella Contea di Sovana e nella Contea di Santa Fiora, che da allora furono governate da due rami distinti della famiglia. La successiva estinzione del ramo di Sovana fece ereditare l'antico stato alla famiglia Orsini, determinando la nascita della Contea di Pitigliano; la successiva estinzione del ramo di Santa Fiora fece ereditare agli Sforza il territorio rimasto della contea.

Piccolomini

Piccolomini è il nome di una famiglia nobile toscana, influente a Siena a partire dal XIII secolo (di parte guelfa) e nel governo della Chiesa, tanto che tra i suoi membri annovera due papi: Pio II e Pio III. Le origini della famiglia risalgono all’XI secolo quando un Martino di Piccolomo dichiarava di vivere sotto la legge longobarda in un atto del 1098. La famiglia acquisì palazzi e torri a Siena e vari castelli nel territorio, come Castiglione, poi venduti al comune nel Trecento.

I Piccolomini ottennero grandi ricchezze tramite il commercio e stabilirono uffici contabili a Genova, Venezia, Aquileia, Trieste e in varie città francesi e tedesche.

Furono di parte Guelfa e per questo cacciati da Siena e le loro case demolite. Dopo la vittoria angioina tornarono ma furono nuovamente cacciati durante il breve regno di Corradino, per poi tornare con l'aiuto di Carlo I d'Angiò.

A causa della loro attività politica i Piccolomini persero la loro influenza commerciale, anche se rimasero in possesso delle loro proprietà. I Piccolomini possedettero numerose signorie e si divisero in diversi rami, mantenendosi però sempre in stretto contatto, cementato dalla costituzione della consorteria ancor oggi esistente.

Rocca

L’area del cassero dove si trovava anche il palazzo Riario è oggi caratterizzata dai pochi ruderi di detto palazzo e da alcuni tratti di mura in filaretto della rocca detta Aldobrandesca che specialmente nella porzione meridionale mantengono una forma poligonale molto imponente. Si conservano anche integralmente il perimetro della cinta muraria nella quale si conserva un’apertura ad arco richiusa.

Borgo

Il borgo si dispiega a circondare la Rocca che lo domina da oltre 25 m di altezza. Al centro di borgo si colloca la piazza triangolare detta del Vecchietta sulla quale si affaccia il palazzo comunale. La piazza ha una notevole pendenza con la centro un pozzo in pietra, caratterizzata da una pavimentazione in ciottoli suddivisa in strisce di ciottoli e mattoni disposte a raggiera intorno al pozzo. Questo motivo originale risulta molto originale e caratteristica. Le mura che circondavano il borgo purtroppo non si conservano e rimane solo una porta in pietra ad arco delle quattro che si aprivano sul circuito murario medievale. Degne di visita sono le due chiese del borgo quella romanica di S. Maria Maddalena e la pieve dei Santi Stefano e Degna. La pieve dei Santi Stefano e Degna è stata sempre considerata il più significativo edificio religioso di Castiglione, la facciata è cinquecentesca. La chiesa è considerata per la ricchezza delle opere che conteneva tra le quali una Madonna col Bambino di Simone Martini e un'altra Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti oggi conservate alla Pinacoteca di Siena.

Vecchietta

Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta (Siena, 1410 – Siena, 1480), è stato un pittore, scultore e orafo italiano. Vecchietta è nato e vissuto a Siena ma fino agli anni Settanta del secolo scorso si riteneva fosse nato a Castiglione d'Orcia nel 1412 motivo per cui la piazza centrale del borgo è intitolata a lui. Risulta iscritto all'arte dei pittori di Siena dal 1428, dopo il 1460 iniziò a occuparsi anche di scultura e successivamente ebbe anche incarichi di architetto e di ingegnere militare.

Gli artisti più importanti per la sua formazione sono stati: Sassetta, Jacopo della Quercia, ma anche i fiorentini Masaccio, Masolino e Donatello. E’ detto anche il pittore dello Spedale per la grande quantità di opere eseguite all’interno dell’Ospedale senese del Santa Maria della Scala.