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S. Pietro ad Asso

Titolo: S. Pietro ad Asso
Tipo:

Località:     Latitudine: 43.038573561    Longitudine: 11.5512889675

L’antichissimo monastero di S. Pietro ad Asso è indicato in una carta longobarda dell’anno 715, dove si dice che esso è stato voluto dal re longobardo Ariperto

Ariperto e il monastero nella Valle dell’Asso

Lungo la riva destra del torrente Asso, dove oggi si trova il podere S. Piero si identifica la presenza dell’antichissimo monastero di S. Pietro ad Asso (1). Con questo nome si ricorda il monastero in una carta longobarda dell’anno 715 (2) dove si dice che esso è stato voluto dal re longobardo Ariperto e dal quale si sa anche che dipendeva dalla diocesi di Arezzo. Tale indicazione cronologica colloca la fondazione del monastero a metà del VII secolo d.C. Si tratta quindi di uno dei monasteri più antichi d’Italia. Le vicende storiche del monastero di San Pietro ad Asso si intrecciano ad un certo punto con la vicina abbazia di Sant’ Antimo. Alcuni documenti di IX secolo riportano le vicissitudini di un’antica contesa che vedeva l’abbazia antimiana tentare di appropriarsi illegalmente delle proprietà di San Pietro ad Asso (era l’anno 833). Questo monastero quindi per molti secoli si è trovato al centro di due linee di pressioni, da un lato la contesa tra la diocesi di Arezzo e quella di Siena che tentava di allargare i suoi confini, dall’altro doveva difendersi contro le pressioni espansionistiche di Sant’Antimo. Uno degli ultimi segni materiali della difesa del potere aretino lasciati sul monumento è stata la ricostruzione della chiesa di S. Pietro ad Asso nel 1180. Alla fine del XII secolo Arezzo quindi riusciva ancora a mantenere il controllo su questo monastero e le sue proprietà. Nonostante gli sforzi di Arezzo però un documento dell’anno 1216 mostra il monastero di San Pietro ad Asso come dipendente dall’abbazia di Sant’Antimo. Dal Trecento le notizie su questo monastero sono per lo più conservate negli archivi di Montalcino e di Siena. Da quel periodo spariscono le connotazioni ecclesiastiche e S. Pietro viene detta contrada e poi villa. Il suo destino attraverso il Medioevo è stato quello di contrarsi progressivamente sempre di più fino a rimanere un podere con una piccola cappella annessa (2bis).

In questo luogo l’Università di Siena insieme all’Università della Pennsylvania ha iniziato un progetto di ricerca archeologica (3-4) che ha portato allo studio architettonico di quello che rimane della struttura romanica del monastero, inglobata nel podere. Sono state condotte indagini geofisiche (magnetometria e georadar) su alcune aree del contesto archeologico (9-10). Sono anche iniziate indagini di scavo su una vicina collina dove sono emerse le murature relative ad un palazzo o torre che doveva essere collegato con la struttura monastica posta ai piedi del colle (11-13). Il monastero si trovava in un punto strategico di controllo della Valle dell’Asso (14).

Approfondimenti

Anno 715

In quell’anno, nel mese di luglio, si svolse una inquisizione da parte di Gunteram, messo del re longobardo Liutprando, riguardo a chi tra il vescovo di Siena e quello di Arezzo doveva avere il controllo su un numeroso gruppo di pievi, chiese e monasteri collocate tra il Chianti, la Val d’Orcia e la Val d’Asso. Tra questi edifici c’era anche il monastero di fondazione regia di S. Pietro ad Asso. Questa carta raccoglieva molte testimonianze di religiosi e laici con lo scopo di dirimere questa contesa. Questa carta si conserva in una copia di XI secolo presso l’Archivio Capitolare di Arezzo. Le parole con le quali si ricorda il monastero di S. Pietro ad Asso sono le seguenti:
“Item introductus est Aufrit presbiter de monasterio Sancti Petri ad Abso (…) isto monasterio domno Aripertus rex instituit atque dotauit propter suam mercedem (…)”.

Ariperto

Ariperto I fu re dei Longobardi e re d'Italia dal 653 al 661. Figlio di Gundoaldo, il popolare duca di Asti fratello della regina Teodolinda, salì al trono nel 653 in seguito all'uccisione del suo predecessore, Rodoaldo. La sua elezione discese dal prevalere, tra i duchi longobardi, della corrente cattolica in luogo di quella ariana rappresentata dagli ultimi sovrani longobardi, fino a Rodoaldo.

Fin dall'ascesa al trono, Ariperto favorì il cattolicesimo rispetto alla corrente scismatica tricapitolina e all'arianesimo. Questo atteggiamento può essere indice della volontà, da parte dell'aristocrazia longobarda, di appoggiarsi alla Chiesa cattolica per poter arrivare alla completa sottomissione dell'Italia, ancora in parte in mano bizantina.

Secondo le disposizioni di Ariperto, alla sua morte (661) il Regno longobardo fu diviso tra i suoi due figli, Pertarito e Godeperto. Questa pratica, frequente tra i Franchi, restò invece un unicum nella storia dei Longobardi.

Ricerca archeologica a San Pietro ad Asso

Nel 2010 è iniziato un progetto di ricerca archeologica congiunto fra Università di Siena e Università della Pennsylvania che ha portato a condurre diversi tipi di ricerche in una vasta area che gravita intorno al podere S. Piero. La lettura stratigrafica delle strutture murarie pertinenti al monastero conservate nel nucleo poderale, prospezioni geofisiche diffuse, ricognizioni aeree e fotografie oblique, indagini archeologiche su due aree distinte: una intorno al podere che conserva il titolo del monastero nel nome S. Piero e un’altra sulla sommità di in una vicina collina. Il saggio di scavo condotto intorno al podere ha permesso di individuare una fase più antica del monastero rispetto a quella romanica ancora visibile nei paramenti murari della cappella inglobata nell’abitazione rurale. Il saggio realizzato invece sulla collina ha rivelato la presenza di una struttura fortificata dotata di torre in vita fra IX e XI secolo. Tutte le indagini condotte hanno rivelato una grande potenzialità di informazioni storiche che potranno continuare a provenire di quest’area nella prosecuzione delle ricerche. Per il momento sono stati focalizzati due fulcri di interesse che facevano però parte del complesso monastico.

Indagini geofisiche a S. Pietro ad Asso

Le prospezioni geofisiche sono state condotte dall’Università di Siena in collaborazione con il CNR di Roma e alcune società private a partire dal 2003. Le prime indagini hanno previsto mappature magnetiche della sommità della collina prossima al podere e sui terrazzi che segnano il versante meridionale della collina. Mappe magnetiche infine sono state realizzate anche nell’area pianeggiante prospicente il podere di San Piero. Le indagini magnetometriche sono state poi integrate con prospezioni radar (9-9tris). I risultati hanno evidenziato la presenza di murature nel sottosuolo che in particolare nell’area prospicente il podere sono identificabili con tracce del monastero romanico.

Magnetometria

Sistema geofisico di prospezione di tipo passivo che rileva le proprietà ed i comportamenti anomali dei campi magnetici presenti nl sottosuolo. Le anomalie possono essere provocate dalla presenza di corpi o strutture sepolte in particolare se di materiale metallico ma anche strutture ed elementi di interesse archeologico.

Georadar

Il georadar, noto anche come GPR (ground penetrating radar) è un sistema geofisico di tipo attivo che utilizzando antenne con frequenze diverse trasmette nel sottosuolo onde elettromagnetiche analizzandone le riflessioni. Tale metodo fornisce, a partire da una profondità di alcuni metri fino al limite di alcune decine di metri, una sezione del terreno indagato dalla superficie.