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Spedaletto

Titolo: Spedaletto
Tipo:

Località:     Latitudine: 43.03132    Longitudine: 11.66778

Spedaletto è stata una delle principali grance dell’Ospedale di S. Maria della Scala di Siena, ma in precedenza, secondo alcuni già nell'altomedioevo, era uno spedale lungo la Francigena: l'hospitalis S. Nicolai, o del Ponte

Una sosta al Ponte...

Spedaletto è stata una delle principali grance dell’Ospedale di S. Maria della Scala di Siena, ma in precedenza, secondo alcuni già nell'altomedioevo, era uno spedale lungo la Francigena: l'hospitalis S. Nicolai, o del Ponte. L’Ospedale di S. Nicola si ricorda come una tappa posta lungo uno degli itinerari paralleli a quello della Francigena magistram, che passava a nord dell’Orcia, collegando San Quirico a Radicofani. Il tracciato viene indicato anche da una fonte di XII secolo, il diario di viaggio del re Filippo II Augusto di ritorno dalla terza crociata nel 1191. Questo percorso secondo alcuni studiosi avrebbe ricalcato il passaggio di una viabilità di epoca romana. Proprio per la posizione strategica sulla via Francigena, nei pressi del ponte sull’Orcia, Spedaletto fu occupato e presidiato dai Senesi alla fine del Trecento, in particolare nel corso delle guerre contro i Salimbeni. Sin dal XIII secolo era amministrato dallo Spedale della Scala, che lo aveva ricevuto da una donazione tra il 1236 e il 1243, insieme ad altre cospicue donazioni nella zona che contribuirono a spingere l’Ospedale alla creazione della grancia che divenne presto una delle principali lungo la Francigena.

Alla fine del XIV secolo il Comune di Siena impose allo Spedale imponenti opere di fortificazione, per la posizione poco sicura in cui si trovava Spedaletto, così nel 1398 venne ordinato di rialzare di otto braccia il palazzo, di costruire un barbacane intorno al circuito murario di otto braccia, con fossato, corridoi e bertesche, tutto nel giro di sei mesi (non tutti i lavori vennero eseguiti in tempo). Alla metà del XV secolo l’ente senese fece compiere nuovamente lavori di restauro e nuove opere di fortificazione, con altre torricelle tonde, per le quali esiste un’eccezionale convergenza di fonti materiali, storiche ed epigrafiche. Nel 1552 durante la guerra contro Firenze Spedaletto venne espugnato dall'esercito del duca Cosimo I. Per quanto riguarda l’economia della grancia, sappiamo che nel XV secolo la produzione maggiore della Val d’Orcia era l’allevamento, insieme a produzioni di cereali, vino ed olio ma in misura minore. Ancora oggi il titolo dell’antico ospedale è rievocato dalla chiesa di S. Niccolò, consacrata nel 1462.

Approfondimenti

Grance del S. Maria della Scala di Siena

La parola “grancia”, di derivazione francese, indica un fabbricato con funzioni di magazzino e di granaio. Nel medioevo le grance sono edifici rurali situati nella proprietà di un’abbazia per la custodia dei prodotti agricoli.

In ambito senese in origine le grance riuniscono entrambi questi caratteri: dipendono dallo Spedale di S. Maria della Scala di Siena e si compongono di fabbricati destinati ad accogliere le raccolte delle loro estese proprietà. Ma le grance del S. Maria della Scala sono dotate di importanti strutture fortificate, oltre permettere la conservazione dei prodotti agricoli vegliano sulla loro difesa contro le minacce militari.

Gli apparati difensivi si compongono di tre elementi fondamentali, benché oggi non più presenti dappertutto: le mura, le torri e i granai.

La cinta muraria, il principale organo difensivo, circonda e protegge i fabbricati presentando una pianta essenzialmente a quadrilatero e adattata alla morfologia locale. Le grance del S. Mari della Scala appaiono strutturate in maniera completa intorno alla metà del XIV secolo ma vengono menzionate per la prima volta nei documenti dell’Ospedale senese nel 1318. Risultano distribuite su tutto il territorio a controllo dei vari ambiti: Cuna a controllo della Val d’Arbia, Buonconvento e la media Valle dell’Ombrone; Serre di Rapolano controlla lo spartiacque tra Val d’Arbia e alta valle dell’Ombrone; San Quirico che controlla la Val d’Asso e la media Val d’Orcia; Montisi La Valle dell’Asso e lo spartiacque con la Val di Chiana, Scrofiano a controllo della Val di Chiana, Spedaletto, Castelluccio e S. Angelo in Colle a controllo della Val d’Orcia, infine una grancia si colloca anche a Grosseto a controllo e gestione delle proprietà della Scala in Maremma. La posizione delle grance è strategica sia per il controllo sia per la vicinanza con i principali tracciati viari che permettevano scambi agevoli con il mercato urbano.

Salimbeni

I Salimbeni sono stati una famiglia senese molto potente nei secoli XIII e XIV discendente da Giovanni, che nel 1200 abitava in Vallerozzi. Furono ascritti all'Ordine dei Grandi, si arricchirono nel commercio dei grani di Maremma, delle spezie e delle seterie, ebbero palazzi e torri in città e oltre 30 castelli nel contado. Originariamente ghibellini, passarono poi alla Parte guelfa. Nella seconda metà del secolo XII ebbe inizio la loro inimicizia con i Tolomei che per due secoli insanguinò Siena e costituì il centro di violente lotte faziose nella città. I Salimbeni si alternarono con i Tolomei nell'esilio. Verso la seconda metà del Trecento erano divisi in quattro rami principali ed era a capo della consorteria Giovanni d'Agnolino, il quale nel 1362 si fece promotore di una congiura per abbattere il governo dei Ventiquattro. Ebbero anche parte principale nella sommossa che, nel 1355, rovesciò il governo dei Nove; e in tale occasione ebbero ospite l'imperatore Carlo IV.

Poi cominciò la decadenza della famiglia, la quale appare estinta verso la metà del secolo XV.

Struttura fortificata di Spedaletto

Spedaletto conserva quasi intatte le fortificazioni del XV secolo. Appare come un grandioso complesso approssimativamente quadrato con tre torri angolari ed un grosso fabbricato rettangolare nel quarto angolo; all'interno è un cortile recinto da fabbricati su tre lati, mentre il quarto è separato dall'esterno dalle sole mura.

E' a cavallo di queste mura che sorge la costruzione rettangolare suddetta con due piani sopra una base a scarpa sormontata da cordone; ad essa si accede dall'interno del cortile a mezzo di un portone ad arco tondo con belle mensole in un'interruzione della scarpa. Un ampio arco simile dà accesso a nord al cortile attraverso il muro di divisione, che è munito sui due lati di forte apparato a sporgere di archetti di pietra su mensole di tre pietre stondate progressivamente aggettanti con numerosi piombatoi.

Delle torri angolari quella di nord-ovest è assai più grossa delle altre, ha un'alta base a scarpa coronata da cordone ed è munita alla sommità da apparato a sporgere merlato su lunghe mensole e con piombatoi; quella di sud-ovest ha solo una bassa base a scarpa e manca del coronamento; quella di sud-est, senza base a scarpa è coronata di archetti in mattoni poco sporgenti su mensole di due pietre stondate e che reggono merli in mattoni attualmente riempiti.

In un secondo tempo si era iniziato a racchiudere il complesso dentro un'altra cinta muraria, che però è stata realizzata solo verso ovest; essa ha base a scarpa, sormontata da cordone di archetti lievemente aggettanti con soprastante merlatura; nell'angolo meridionale, dove piega per raccordarsi con la costruzione preesistente, è sormontata da una guardiola merlata, posta su un apparato a sporgere simile a quello delle mura interne e con piombatoi. Circa a metà sporge una torre che contiene la porta di accesso, analoga alle due interne, sormontata ai lati da due fessure per lo scorrimento delle catene del ponte levatoio e coronata da apparato a sporgere poco aggettante e merlato come quello delle mura adiacenti; dalla parte interna la porta si prolunga con un profondo arcone a volta, sormontato da un altro meno profondo e più basso e con un piombatoio al centro della volta. Le mura continuano poi verso nord a filo del lato esterno della torre-porta, con addossata all'interno la bella chiesa gotica e si concludono con un'altra torre nell'angolo nord-ovest con il solito apparato a sporgere leggermente aggettante e merlato, che si ritrova senza merli, anche sul lato nord nell'abside della chiesa; da qui al posto delle mura settentrionali, è una schiera di bassi fabbricati rustici, che formano un secondo cortile aperto davanti al castello. Ovunque alla base, a metà altezza e sui merli di mura e torri e perfino nell'abside e nel fianco della chiesa si trovano arciere-archibugiere sparse in gran numero. Chiesa di San Niccolò La chiesa fu consacrata nel 1462. La facciata con rosone, lunetta e portale risale probabilmente al sec. XIV.

Nella lunetta si trovava il bassorilievo della metà del sec. XV raffigurante la "Madonna col Bambino e Angeli musicanti", ora al Museo Diocesano di Pienza. All'interno, che si presenta ad unica navata, sulla parete sinistra sono due affreschi: il primo, degli inizi del sec. XV, raffigura il "Battesimo di Cristo", e inquadra la nicchia del fonte battesimale; il secondo, del XVI sec., rappresenta la "Madonna in trono col bambino e Santi". Sulla parete destra è raffigurato "San Benedetto" (fine sec. XV).

Sul fronte dell'altare maggiore, "Cristo in pietà" (sec. XV). Nel titolo della chiesa si conserva la memoria dell’antico nome di Spedaletto: Ospedale Sancti Nicolai.