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Pieve di Pava

Titolo: Pieve di Pava
Tipo:

Località:     Latitudine: 43.13361    Longitudine: 11.57416

Nella località di Pava il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena ha iniziato dal 2004 lo scavo di un grande complesso archeologico nell'area dove si identifica la chiesa battesimale di S. Pietro in Pava (baptisterium Sancti Petri in Pava) riportata in documenti longobardi dall'anno 714.

In Val d'Asso una finestra aperta sul passato

Nella località di Pava il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena ha iniziato dal 2004 lo scavo di un grande complesso archeologico nell'area dove si identifica la chiesa battesimale di S. Pietro in Pava (baptisterium Sancti Petri in Pava) riportata in documenti longobardi dall'anno 714. Le ricerche archeologiche nella Valle dell'Asso sono iniziate nel 2000. Nel corso degli anni la Valle è divenuta una zona sulla quale realizzare indagini molto intense ad una scala ridotta per aumentare contemporaneamente l'intensità della ricerca e la solidità dei dati utili per le ricostruzioni del popolamento antico.

Per intensificare le indagini si è puntato su una strategia fondata sull'integrazione tra metodi tradizionali e tecnologie innovative. Tra i principali strumenti di questa strategia ricordiamo le indagini geofisiche a scala territoriale e puntuale in particolare magnetometria e georadar (5-10). Al centro e frutto di questa intensa attività di ricerca di colloca il sito archeologico di Pava (11). Dopo nove anni di ricerche archeologiche (a partire dal 2004) in località di Pava, condotte in collaborazione fra il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena, Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T), il Comune di San Giovanni d'Asso, La Soprintendenza Archeologica per la Toscana e dal 2008 la Fondazione PAVA onlus - Paesaggi Archeologici della Val d'Asso, sono emerse numerose strutture realizzate con tecniche ed in materiali diversi che ad oggi possono essere interpretate come tracce di alterne fasi di utilizzo del medesimo spazio (circa 900 m2 di area in corso di scavo).

Dopo una evanescente fase etrusca sono apparse murature della media, tarda età imperiale e tarda antichità che rivelano l'esistenza di un imponente complesso archeologico che può verosimilmente essere interpretato come un antico luogo di culto. Su queste preesistenze si imposta tra fine V e inizi VI secolo una chiesa paleocristiana. La chiesa che si viene a formare occupa complessivamente una dimensione di 32 m di lunghezza per 20 di larghezza, orientato est-ovest, con due absidi contrapposte ottenute conservando in parte le strutture presenti. La pianta risulta piuttosto regolare, di tipo basilicale, molto particolare per la presenza delle due absidi contrapposte ai due estremi della navata. All'interno trovano spazio un banco presbiteriale (16), un recinto presbiteriale colonnato di fronte, sul lato opposto si colloca un endonartece che divide la navata dalla conca absidale occidentale per mezzo di quattro pilastri e verosimilmente due arcate affrontate. Tale struttura è ottenuta selezionando murature preesistenti e tagliandone per contro altre; tra queste una imponente abside in opus caementicium rivolta ad est che viene a trovarsi inglobata nel piano pavimentale della chiesa.

Questa prima fase religiosa mostra tracce di destrutturazione abbastanza precoci. A testimonianza di questa fase ancora in parte da comprendere si registrano i crolli di intonaci decorati con motivi rossi sia nell'area presbiteriale che nella conca absidale ovest. Gli ambienti laterali vengono abbandonati e vi si trovano tracce di cantieri artigianali (20-21). E' in questo momento di crisi della struttura probabilmente da mettere in relazione agli eventi bellici della guerra grico-gotica (metà VI secolo) che si colloca uno dei rinvenimenti più straordinari dello scavo: il ripostiglio di monete di età gota in oro e argento (22-23). Il ripostiglio di Pava si compone di ventisei monete, sei in oro e venti in argento, emesse in un periodo compreso tra il 537 ed il 541 d.C. e ritrovate in un vasetto in terracotta sepolto all'interno della conca absidale occidentale a ridosso della parete in un foro nel piano pavimentale ormai in disuso.

Precedentemente al crollo degli intonaci si era però già provveduto all'allestimento, nella navata e nel presbiterio, di una nuova pavimentazione probabilmente con funzione di rialzamento realizzata con pietre più o meno grandi e laterizi di riutilizzo. La conca absidale ovest viene chiusa da una piccola abside interna, ricavando un ambiente più raccolto perdendo però l'abside ovest in favore di un muro lineare.

Questi interventi di manutenzione, che denunciano la continuità di vita dell'edificio, vedono un momento di particolare intensificazione fra fine VII-inizi VIII secolo quando si realizza una fornace per laterizi e anche ceramica riconosciuta pochi metri a nord della chiesa. Tale necessità indirettamente comunica la necessità di ricostruire la copertura (evidentemente crollata, ma del quale crollo non ci sono tracce archeologiche). All'interno del recinto presbiteriale si colloca una tomba privilegiata, l'unica interna, a cassone foderata e coperta da lastre di travertino.

E' quella di questa fase la chiesa che proponiamo di identificare con il baptisterium Sancti Petri in Pava, citato dal 714 nelle note carte d'archivio relative alla contesa fra Siena e Arezzo. Circa un secolo dopo questo momento di vita della chiesa si sono rinvenute le sepolture più antiche che, a partire dal IX secolo, circondano l'edificio secondo un disegno che rispetta l'ingombro della navata ma non le absidi est ed ovest, che sono già crollate, rasate e tagliate da numerose sepolture tra quelle che si accalcano intorno a questi due punti (26-30). Dalla fase altomedievale la chiesa vive un progressivo ridimensionamento che porterà ad ottenere una struttura senza absidi, lunga circa 20 m, intorno alla quale si ammassa il cimitero. Il cimitero di Pava è uno dei più vasti scavati su vasta scala superando le 900 tombe scavate. La cronologia del cimitero va dal VII al XIII secolo. Per adesso sono però limitate le sepolture collocabili nel momento più antico del cimitero. Una tra le più importanti è la sepoltura con corredo di tipo longobardo di una giovane donna evidentemente molto ricca abitante in Val d'Asso in epoca longobarda.

Approfondimenti

Documenti longobardi

I documenti di età longobarda grazie ai quali si conosce l'esistenza della pieve battesimale di S. Pietro in Pava a partire dall'anno 714 sono quelli relativi ad una contesa nota dalla metà del VII secolo e perdurata fino al XIII secolo, fra i vescovi di Siena e quelli di Arezzo in merito al possesso di un certo numero di edifici religiosi posti sulla linea di confine fra i due episcopi. La contesa nei secoli VIII-X, ha attraversato fasi molto accese che hanno prodotto un cospicuo numero di carte in buona parte conservate in copie di XI secolo all'Archivio Capitolare di Arezzo.

Ricerche archeologiche nella Valle dell'Asso

Le ricerche sono state condotte dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena nell'ambito del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. Si è trattato di ricognizioni di superficie, affiancate da analisi ad ampio spettro sul territorio: fotointerpretazione di fotogrammi verticali, lettura delle più note fonti storiche, raccolta della bibliografia di natura storica e archeologica.

Ripostiglio di Pava

Di esse venticinque sono state battute dai re goti Teodorico, Atalarico, Teodato e Vitige, una dall'imperatore bizantino Giustiniano I. Delle monete d'oro, tre sono pezzi da un solidus (la moneta di maggior valore tra la fine dell'impero romano d'occidente e il periodo dei regni barbarici in Italia), tre sono tremisses, del valore di un terzo di solidus. In argento sono state rinvenute, invece, due mezze siliquae, entrambe dell'epoca di Vitige (536-540 d.C.), e diciotto esemplari da un quarto di siliqua. Le monete sono state probabilmente oggetto di un seppellito d'emergenza, in un punto ritenuto sicuro, in un momento di pericolo, forse legato agli eventi della guerra greco-gotica (535-553). In seguito, per qualche motivo abbastanza grave (data la consistenza del deposito), chi seppellì il tesoro, non è più potuto tornare a riprenderlo. Il ripostiglio è uno trai più importanti rinvenimenti di monete di età gota della Toscana, sia per il numero di esemplari sia, per l'alto valore di scambio dei pezzi che lo compongono.